'bout Death [by Tori]

rimuginato da franz , sabato 22 gennaio 2005 03:08

È strano ma non mi capita spesso di pensare a lei quando tutto va bene. A dire il vero non mi capita mai. Non mi capita di parlarle mentre sono baciata dal sole, col calore che mi pervade il ventre. Invece nei giorni brutti dialogo costantemente con la morte. Non mi riferisco al suicidio, visto che non lo giudico un gesto sufficientemente scenografico dal punto di vista della teatralità. Molti di noi amano il palco, e il suicidio rappresenta senz’ombra di dubbio l’ultima recita. Per i veri cultori del teatro, il suicidio non è mai stato granché apprezzato: il pubblico sta lì a guardarti, fissandoti la ciccia in bella mostra, e tu non puoi nemmeno accavallare le gambe per assumere una posizione che ti nasconda i difetti. E tutto questo è deprimente. Quindi, io e la morte ci limitiamo a conversare. Lei dice cose che nessun altro potrebbe verosimilmente pronunciare, spaziando dal proposito di farsi un hot-dog a considerazioni sul fatto che nulla è impossibile. Una volta mi disse che c’è una parte di lei in tutti noi, anche se secondo Neil io somiglierei più a Delirio. Morte mi ha insegnato che bisogna esibire con orgoglio le proprie piccole follie. E quando seguo il suo consiglio, so che lei è da qualche parte dentro di me. È il tipo di ragazza a cui tutte le ragazze vorrebbero somigliare, io credo, per la sua serenità nell’accettare le cose come sono. Continua a ricordarmi che “le cose come sono” vanno soggette al cambiamento, ma questo non può sopraggiungere se prima non si accettano “le cose come sono”. Ieri, per esempio, stavano per rompersi di nuovo tutte le attrezzature di registrazione. Per poco non perdevamo un master, col gruppo che sarebbe partito il giorno dopo e senza la possibilità di lavorare oltre prima di aver risolto questo guaio. Ci trovavamo in pieno deserto, fuori dal mondo, e io avrei voluto strisciare all’ombra di un cactus e sparire per sempre. E invece mi sono tinta i capelli, e lei è passata a trovarmi, e così mi sono fatta una ragione di tutto quel casino. So che casino non è altro che onisac scritto al contrario e mi sento molto meglio a conoscere questa informazione. Dopo un po’ ho iniziato a provare dentro di me un senso di sconfitta, e lei mi ha detto che quando ti concedi di sentirti nel modo in cui ti senti davvero, forse smetterai di aver paura di quella sensazione. Quando sei in ginocchio sei più vicina a terra. In un certo senso le cose ti appaiono meno distanti. Non posso fare altro che ripetere a me stessa: non mi trovo in questa palude e non c’è un coccodrillo dietro di me e non c’è una corda davanti a me, e non c’è una ragazza seduta sul ciglio che mangia un hot-dog… e se credessi che tutto questo fosse vero, non potrei far altro che morire, perché Morte non verrebbe più da me a consolarmi con qualche parola affettuosa.

[Tori Amos]

0 Response to "'bout Death [by Tori]"