Untitled #4

rimuginato da franz , domenica 28 luglio 2013 00:11

Ricordo il caldo asfissiante.
Ero in ritardo, in ritardo per la pulizia dei denti. In ritardo anche per dirti addio, ma questo ancora non lo sapevo.
Non s'è ben capito, come funziona il coma, fra l'altro. Quindi inutile crucciarsi, arrivare un'ora prima probabilmente non avrebbe fatto nessuna differenza.
Eri morto, ma il tuo corpo sprigionava ancora il suo calore. Tanto che non l'avevo capito subito, che eri morto. L'ho capito quando mi sono sentita stringere da dietro, quando ho sentito i respiri strozzati, i singhiozzi.
L'orrore, quello profondo, quello definitivo.
Sono morta con te. Qualcosa che avevo dentro è morto, te lo sei portato via per sempre.
Quanta paura fa, dire "per sempre". La paura più grande che esista.
Avevo in testa Pretty good year di Tori Amos, fissa, in loop.
Avrei preferito morire sul serio che vivere senza te, morire vivendo, un giorno dopo l'altro, come ho fatto. E invece sono ancora qua. Senza riuscire a smettere di piangere, ancora, dopo 10 anni. Dopo 3650 giorni, respiro ancora, senza te, e ancora mi sento strappare il cuore, ancora mi manchi da impazzire.
Guardo le foto che tuo fratello ha postato su Facebook di te piccolo, e sei bello come il sole, la luna e le stelle, sei la cosa più bella che io abbia mai visto.
Dall'amore non si guarisce mai. Il tempo passa, e ricominci a respirare, piano piano, ricominci persino a vivere. Ma ormai so che non esiste cura per il dolore di averti perso, lo so da un bel po'. Come so che non esistono parole per esprimere tutto questo, non ne sono mai esistite. Ne vomito tantissime, ci provo a dirlo, ma non si può dire.
Se mi concentro riesco a sentire la tua risata, la tua voce, il contatto delle tue mani. Che darei per poterti riabbracciare. Che avrei dato per poter crescere insieme a te.
Di te mi è rimasta l'assenza. Mi si è solidificata dentro, come un blocco di cemento che non si sgretola, non si consuma, è sempre lì, intatta, definitiva. Un figlio mai concepito, mio e tuo, che non cresce, non nasce, non muore. Semplicemente è, e sarà, dentro di me, per sempre.

Sono melodrammatica... non riesco proprio ad impedirmelo. Non si possono più dire a nessuno, tutte queste cose. Farlo non avrebbe senso. E allora, come sempre, le dico qui.
A tutti, e a nessuno.

Pensando a Saffo.

rimuginato da franz , sabato 11 maggio 2013 11:49

Tutta la notte ho pregato di essere morta. Come un mantra, come un ritornello, finché le parole non hanno perso ogni significato, trasformandosi in una sequenza di lettere amorfe. Ho pregato piangendo, disperandomi, trattenendo il respiro, anche se non ho nessuno a cui indirizzarle, le mie stupide preghiere.
La gente si sveglia ogni giorno, chi è stato lasciato, chi licenziato, chi lotta contro una malattia mortale, ognuno con i suoi problemi, alcuni veramente gravi, senza ritorno, altri che semplicemente fanno parte della vita. La gente si sveglia e va avanti. Fa quello che deve fare. Resiste.
Perché tutti ci riescono e io no? Qual è il problema? Le emozioni che provo io sono più intense e travolgenti di quelle degli altri o sono io che non le so gestire, sono io che non so vivere?
Voglio essere morta. Perché a volte semplicemente il gioco non vale la candela. Non so stare al mondo... ci metterò una vita ad imparare, la mia unica vita, tutta intera, probabilmente... e anche quella potrebbe non bastare. Non ce la faccio. Una vita a vomitarmi le budella, non ce la faccio.
Sogno di partire, di decollare verso il luogo più lontano che c'è, a qualche scalo e 30 ore di viaggio da qui. Devo dimostrarmi che ce la posso fare? Ma in cosa spero, se non riesco neanche ad andarmene di casa, ad uscire dalla mia stanza, ad alzarmi dal letto? Sono una chiacchierona incapace di supportare le parole coi fatti. Costruisco mondi con le mie belle parole, mondi interi che non esistono.
Sono schiacciata, da ogni cosa. A volte lo sento nitidamente, che la mia vita non vale la pena di essere vissuta. Mi manca il coraggio di esistere, e la mia vita è finita ancora prima di iniziare.
Vorrei solo essere morta.

Il mio nome è Vergogna Tossica.

rimuginato da franz , domenica 6 gennaio 2013 15:04

È successo che mi sono imbattuta in quanto segue e ho iniziato, se non altro, a sentirmi meno pazza.


"Ero presente al tuo concepimento
Nell'adrenalina della vergogna di tua madre
Mi sentivi nel fluido del ventre di tua madre
Venni a te prima che tu potessi parlare
Prima che tu potessi sapere
Venni a te prima che tu potessi capire
Prima che tu potessi sapere
Venni a te quando stavi imparando a camminare
Quando eri senza protezione ed esposto
Quando eri vulnerabile e bisognoso
Prima che tu possedessi qualsiasi protezione
Il mio nome è vergogna tossica.
Venni a te quando eri magico
Prima che tu potessi conoscere la mia esistenza
Ho danneggiato la tua anima
Sono penetrato nel tuo cuore
Ho evocato in te la sensazione di essere pieno di difetti
Ho fatto sorgere in te sensazioni di sfiducia, bruttezza, stupidità, indegnità, inferiorità, inutilità
Ti ho fatto sentire diverso
Ti ho detto che in te c'era qualcosa di sbagliato
Ho sporcato la tua somiglianza a Dio
Il mio nome è vergogna tossica.
Esistevo prima della coscienza
Prima della colpa
Prima della moralità
Sono l'emozione principale
Sono la voce interiore che bisbiglia parole di condanna
Sono il brivido interno che ti attraversa senza alcuna preparazione mentale
Il mio nome è vergogna tossica.
Vivo nella segretezza
Dell'oscurità, della depressione e della disperazione
Riesco sempre a strisciare su di te, a coglierti di sorpresa, a entrare dalla porta di servizio
Non invitata, non desiderata
La prima ad arrivare
Ero presente all'inizio del tempo
Con Padre Adamo, Madre Eva
Con Fratello Caino
Ero presente alla Torre di Babele, alla strage degli innocenti
Il mio nome è vergogna tossica.
Vengo da tutori "senza vergogna", dall'abbandono, dalle beffe, dall'abuso, dalle negligenze, dai sistemi perfezionisti
Sono rafforzata dall'intensità scioccante dell'ira di un genitore
Dalle osservazioni crudeli dei fratelli
Dall'umiliazione degli altri bambini
Dal brutto riflesso negli specchi
Dalle carezze sgradevoli e spaventose
Dallo schiaffo, dal pizzicotto e dallo strattone che distruggono la fiducia
Sono identificata da una cultura razzista e sessista
Dall'ipocrita condanna dei bigotti religiosi
Dalla paura delle pressioni dell'educazione
Dall'ipocrisia dei politici
Dalla vergogna multi-generazionale di sistemi familiari malati e corrotti
Il mio nome è vergogna tossica. 
Posso trasformare una donna, un ebreo, un nero, un omosessuale, un orientale, un bambino prezioso in
Una puttana, uno sporco ebreo, un negro, un finocchio, un muso giallo e un piccolo bastardo egoista
Posso provocare un dolore cronico
Un dolore che non passa
Sono il cacciatore che ti segue giorno e notte
Ogni giorno ovunque
Non ho limiti
Cerchi di nasconderti da me
Ma non puoi perché vivo dentro di te
Ti faccio sentire senza speranza
Come se non avessi via d'uscita
Il mio nome è vergogna tossica.
Il mio dolore è così insopportabile che devi passarmi ad altri attraverso il controllo, il perfezionismo, il disprezzo, la critica, le beffe, l'invidia, il giudizio, il potere e l'ira
Il mio dolore è così intenso
Che devi coprirmi di dipendenze, regole rigide, ripetizioni di esperienze vissute e difese inconsce
Il mio dolore è così intenso
Che devi lasciarti stordire per non sentirmi più.
Ti ho convinto che me ne sono andata, che non esisto, hai sperimentato la mia assenza e il mio vuoto
Il mio nome è vergogna tossica
Sono l'anima della co-dipendenza
Sono la bancarotta spirituale
La logica dell'assurdo
La coazione a ripetere
Sono il crimine, la violenza, l'incesto e lo stupro
Sono il vuoto vorace che alimenta tutte le dipendenze
Sono l'insaziabilità e la lussuria
Sono Ahasverus l'Ebreo Errante, l'olandese volante di Wagner, l'uomo del sottosuolo di Dostoevskij, il seduttore di Kierkegaard, il Faust di Goethe
Trasformo l'“essere” nel fare e nell'avere
Uccido la tua anima e tu mi trasmetti per generazioni
Il mio nome è vergogna tossica."

John Bradshaw

Dove "vergogna tossica" = "stato schiacciante di auto-svalutazione e inibizione" (nel caso non si fosse capito).
Ah, e i grassetti e le sottolineature sono miei.