just like you imagined

rimuginato da franz , martedì 31 marzo 2009 20:26

Ascolto ossessivamente Never be the same again e sono di nuovo bambina. Non c'è un significato nascosto, un messaggio implicito... non voglio dire assolutamente nulla, con questo. Con il nome della canzone, dico. Perché qui le teste rotolano.

Mi sento sola di quella solitudine che si prova quando si viene respinti in modo deciso da tutto quello che c'è intorno, da tutte le realtà su cui si era affacciati mordicchiandosi il labbro inferiore con aria speranzosa. Mi sento questo: respinta. Inadatta. Incompatibile. Non sarò mai parte di qualcosa. Non sono speciale, proprio no. Come dirlo alla bambina che c'è in me? Non vuole ascoltare, si tappa le orecchie con le dita. Non le piace sentirsi fuori, ai margini. Sull'orlo di.

Vorrei urlare, ma resto in silenzio.

the fragile

rimuginato da franz , lunedì 30 marzo 2009 10:29

Mi sono scoppiati i capillari. Sul viso, negli occhi. Per giorni mio fratello ha evitato di guardarmici, negli occhi. Si è scusato dicendo che gli mettevo paura. Un film horror.

Il sangue si sta riassorbendo, ora. Ma io continuo a sentirmi esplosa, come i capillari. Qualche ferita si spalanca sulle braccia lacerando la pelle e sanguinando a lungo, lentamente. Altre restano nascoste agli occhi, sono il segno lasciato dagli organi interni contro le pareti di me, schizzi di sangue su muri bianchi e ruvidi. E' solo un'immagine. La distruzione è lenta, silenziosa, inafferrabile. Cammino per la casa a piedi nudi, mi siedo davanti allo schermo in mutande e canottiera. Non è estate per davvero, fa ancora freddo, ed io ho freddo. Ma non mi vestirò.

La solitudine non è mai stata un cappio così stretto. O forse lo è stata, ma l'asprezza del momento presente vince sulla vaghezza di ogni possibile ricordo addolcito dal tempo. La musica sa lenire, franz sa solo starnutirci su. E' un film horror, ma non di quelli con i buoni e i cattivi. Non ci sono vittime innocenti, non ci sono carnefici diabolici e sovrumani. Siamo tutti buoni e cattivi, ovvio e scontato no? Inoltre, potrebbe anche non finire mai, o avere una fine difficile da etichettare. Sì, mi sono stufata di etichettare tutto. Non c'è spazio per la scienza, qui, ora, non c'è spazio per la catalogazione, per l'ordine. E lo so, è un mio limite. Sono limitata, fallibile, ingenua, meschina. Non sono migliore di nessuno, sono esattamente come tutti gli altri. Forse avrò quel che mi merito, o forse il mondo semplicemente funziona in un modo così amaramente bizzarro per cui nessuno finisce con l'avere mai ciò che si merita.

Avevo iniziato a scrivere in un vago barlume di lucidità, sperando di mettere un numeretto sulle cose, sperando di arrivare alla fine di un discorso. Ma ora tutto è caotico come al risveglio, non so stare dietro ai pensieri, la vacuità permea ogni cosa. Di fatto, ho iniziato un discorso che non finirò. Non so stare dentro me stessa. Che cazzo mi succede?

Distorscion II

rimuginato da franz , domenica 15 marzo 2009 15:50

Caviglia distorta, di nuovo.
Potrei iniziare a considerarla una sorta di tradizione primaverile... il mio modo di salutare il cambio di stagione, enthusiastically, come direbbe la mia lettrice d'inglese, con la bocca piena della consueta ironia.
Meno dolore e meno complicazioni stavolta, o almeno così pare. E' bastato uno stupido marciapiede inclinato e bitorzoluto, stavolta. All'angolo di strada dove c'è l'agenzia funebre (proprio della serie "cotta e mangiata"). Il tutore puzzoso mi permette di zoppicare in giro per casa, con esasperante lentezza ed estrema fatica.
Ma insomma. La casa del sonno di Jonathan Coe, divorato in troppo poco tempo, mi ha fatto riscoprire il piacere di leggere, per cui mi sento tutto sommato piena di entusiasmo ogni volta che butto l'occhio sulla pila di libri in lista d'attesa sulla mensola sopra il pc (vorrei poter assecondare l'immaginario comune, ma non ho un comodino degno di questo nome).
Sono di nuovo in prigione, dietro le sbarre di casa. Ma ho tante cose da fare, studiare leggere guardare film farmi pippe sul futuro e sull'esistenza, quindi. Il contatto umano pare secondario, al momento. A tratti mi ci sento, schifosamente sola. Solo che sono davvero impegnata, laboriosamente industriosamente maniacalmente presa in altre cose, quindi mi schiarisco la gola, tiro su col naso e passo (zoppicando) oltre.
Ah... e volevo dire che me ne scuso, sia chiaro eh, ma a me Galimberti piace. Mi quadra assai, mi ci ritrovo assai.
Valutavo tra me e me che qualcuno potrebbe trovare discutibilmente corretto l'uso della punteggiatura nei miei post. Fino a prova contraria, lo so dove vanno le virgole. Mi appello alla licenza poetica, e ribadisco che ogni scelta è ponderata. Dovete leggere tutto d'un fiato, senza pause, dove le virgole non ci sono. E infilare il silenzio là dove i punti cadono, anche se li trovate inappropriati. E, cavolo, il fatto che io stia qui a spiegarlo mi suona come l'ennesima sconfitta.
Ho avuto la mia dose di abbattimento, vado a tirarmi su.

senza titolo

rimuginato da franz , lunedì 9 marzo 2009 19:49

Questo blog è il mio cesso, la mia latrina. Ci vomito dentro ogni volta che impazzisco, è il ricettacolo di quanto di più rivoltante e disgustoso c'è in me.
A volte mi dà fastidio solo pensare che esista. Una scatola che deve restare chiusa.
E sì, mi faccio un sacco di domande su di me, sulle decisioni che prendo, su ciò che penso e ciò che alla fine faccio o non faccio, di solito dopo aver a lungo rimuginato.
Ma a volte il solo pensiero di venire qui e riempire questa casella bianca e vuota di parole inutili mi fa venire il voltastomaco. A volte, vorrei avere il coraggio di cliccare su Elimina, e basta. Più probabilmente, finirà che eviterò accuratamente di passare da qui, per giorni, settimane. Finché non impazzirò di nuovo, finché la mia follia non sarà matura abbastanza da condensarsi in parole sputate sullo schermo, battendo istericamente sui tasti di una tastiera scassata, lettera dopo lettera, inevitabilmente.

incomplete

rimuginato da franz , lunedì 2 marzo 2009 10:51

Parlare.
Ma di cosa? Del concerto di Caparezza, ok, iniziamo da qui, un cenno brevissimo.
E' stato memorabile... reso ancora più indimenticabile dal fatto che, per come si erano messe le cose (biglietti finiti, botteghino chiuso), entrare sembrava ormai una possibilità remota, più di veder comparire maiali volanti nel cielo nero sopra l'Atlantico e il suo tendone. Invece la nostra perseveranza è stata infine ricompensata, e il concerto l'abbiamo visto zero per la lontananza dal palco unita all'inquietantemente alta incidenza di esseri umani sopra il metro e 70 stipati proprio davanti a noi, ma un concerto più che visto andrebbe ascoltato (anche se quello del Capa è sempre più uno show che un normale concerto), e noi l'abbiamo ascoltato, sì, con gli occhietti sbrilluccicanti di entusiasmo. Michele Salvemini è un piccolo genio di esuberanza e acutezza commoventi. Abbiamo riso, cantato, saltellato, secernendo sudore a manetta e restando presto senza voce. Ad un passo dal collasso su Abiura di me *_*
Il dopo concerto... quello è stato caldo e dolce.
Dopo la traversata Monte Mario-Eur A/R, nella Clio, alla guida: ME, mi sento DDDDIO. Ormai posso andare all'incirca ovunque.

L'assenza prolungata di sonno ha l'effetto di una sostanza stupefacente. Realtà altra. Percezioni distorte. Non soffro d'insonnia, ma esprimo solidarietà per chiunque faccia parte della schiera dei nottambuli.

Oggi mi sento strana. Le lezioni sono ricominciate, ma sono rimasta a casa a dormire, ritagliandomi un ultimo giorno fuori dal tempo, per regalarmi almeno altre 24 ore di vago relax tra la fine della sessione d'esami (dagli esiti accettabilmente brillanti) e l'inizio della solita routine. Mi sento strana, dicevo. Mi sento molto sola. La stanza è un delirio, un porcile, direbbe qualcuno. Ascolto musica random, e leggo avidamente Umberto Galimberti... una lettura utile e fruttuosa per questa me di ora. Voglio indagare i meandri dell'animo umano, scandagliare nei recessi, infilarmi nei buchi, illuminare gli angoli bui. Non ho paura di scoprire scomode verità. Voglio solo sapere. Ascoltare tutte quelle piccole rivelazioni che rientreranno di volta in volta nella sfera delle mie possibilità di comprensione, un passetto dopo l'altro. E mi sento sola, e immersa. E da un certo punto di vista, non potrei stare meglio di così. Non cinismo, ma realismo. Crudezza. Consapevolezza. Ho tra le mani il globo infuocato e palpitante delle infinite possibilità, mi sento potente, quasi onnipotente. Come se ancora tutto fosse da fare, e il tempo per agire e pensare fosse infinito. Amo visceralmente sentirmi così.

Non l'immobilità, ma il movimento.

Devo solo rassegnarmi al fatto di non poter essere perfetta.
Ignorare il vuoto.
Oppure, la meta irraggiungibile: superare la dicotomia Bene/Male, nella mente che ha realizzato la Vacuità... sì, insomma, mi è piaciuto l'esame di Storia delle Religioni.

Ora andrò a sfoltire la lista di cose da fare. E dato che, pensiero, io non ho più parole, resterò in silenzio, per la gioia di chiunque mi trovi logorroica.

Cheppalle questo blog. Shhhhhhhhhhh.