Una canzone arresa

rimuginato da franz , mercoledì 26 marzo 2008 20:46

A testa bassa, e qui fa un sacco freddo.
Sì, ok. Provo a starci dentro, immersa in quest’acqua gelida, al contatto punture di spillo.
A volte mi sembra di riuscire a riempirlo, il vuoto. Poi mi sembra di non aver fatto altro che riempirlo con altro vuoto.
Il problema è che l’ansia è sempre qui, e ora proprio non riesco ad immaginare cosa potrebbe farmi sentire meglio. Non c’è un senso, non c’è cura. Cosa devo fare, arrendermi all’inevitabile, alla conclusione che nulla ha un senso, e viviamo per niente, e non ho uno scopo? A volte perdo anche i pensieri felici, perché alla fine è tutto dannatamente complicato e basta, e vorrei solo chiudere gli occhi e non solo non esistere, ma non essere mai esistita.
Se penso, è questo che penso.
Per questo fuggo. Anche se mi sto sempre alle calcagna, fuggo lo stesso. Cerco la gente, le persone, che almeno mi stordiscano un po’ con le loro chiacchiere, mi facciano ridere, pensare ad altro, bere, distrarmi, saltellare. Ma alla lunga, anche questo smette di funzionare. Come un logoro pupazzetto di stoffa tutto sommato deboluccia… se lo abbracci troppo stretto e troppo a lungo finisce per sfilacciarsi, e il trucco è svelato, tutto torna visibile, la magia si dissolve.
Cioè, che cazzo.
Non riesco più a trovare il giusto punto di vista.
Forse non mi amo per un cazzo, il mio è solo umano, fisiologico orgoglio.
Fa freddo. Un freddo fottuto inculato dannato.

rimuginato da franz , martedì 25 marzo 2008 19:48

E fu così che infine franz si attaccò alla cioccolata.

Sunday morning

rimuginato da franz , domenica 23 marzo 2008 19:43

Giovedì scorso ho conosciuto Mian Mian (che si pronuncia Mièn Mièn, e significa "cotone"), ho anche il suo autografo sulla mia copia di Nove oggetti di desiderio.
Ci sono andata da sola.

Sono uscita, fuggita, ho riso, finché ho potuto. Ora me ne sto qui a bere il mio brodo di solitudine. E' freddo, e torbido, come zuppa di miso avanzata... non vedo il fondo. Affondo le bacchette cercando qualche alga, o chissà, magari un cubetto di tofu, se è il mio giorno fortunato... ma non c'è nulla.

Certe volte penso davvero troppo.

Ad ogni modo, il motivo principale per cui alla fine mi ritrovo qui, a fissare con aria persa lo schermo del pc, le mani gelide, le unghiette che battono sui tasti, meticolosamente - questione di vita o di morte - è che. Insomma. E' lo stesso motivo per cui vago come un' anima in pena in giro per Netlog (sì, avete capito bene, NETLOG -.-') lasciando commenti idioti e inutili a destra e a manca a gente con cui non instaurerò mai nessun rapporto vero di qualsivoglia tipo.
E' che sono schiacciata dalla solitudine. Sento l'implosione in atto, ansia, non riesco a respirare. Ultimamente è questo l'andazzo. E vorrei solo uscire. Uscire di casa, incontrare persone, poter essere un'altra, ridere bere scherzare guardare film in compagnia. Non pensare a questa desolazione che mi penetra se me ne resto qui davanti al pc, una finestra aperta sul mondo - fanculo, aperta sul vuoto.

Ecco, a volte non so più niente.

Succar ya Banat

rimuginato da franz , domenica 16 marzo 2008 21:42

A volte mi sento sola che non riesco a respirare. Mi guardo spasmodicamente in giro, sospiro forte. Non so cosa fare.

Mercoledì scorso sono andata al cinema a vedere Caramel.
Da sola. E ci sono ancora dentro.
Mi rimbambisco con la colonna sonora, meravigliosa, comprata tempestivamente. E penso.
Pensieri pacatamente tristi a volte, a volte pacatamente felici. Insomma, pacati. Delicati. Sciolti nel caramello.

Vorrei essere un'altra. In un altro corpo, un'altra vita. Non è che mi piaccio così poco. Solo, vorrei ripartire da zero. Ricostruire tutto pezzo dopo pezzo, dal vuoto. Intorno al vuoto che ho dentro. Forse è davvero la frustrazione di dover essere sempre e soltanto me, di non poter essere quelle mille persone, che forse esistono o forse no, non ha importanza, quei mille personaggi che ho incontrato, ho visto venirmi incontro, ho amato, a volte. Forse un po' è anche questo.

La danza del ventre è un velo. Un filtro. E sono bella, finalmente. A pezzi, stanchissima, sudata, ma bellissima, e leggera.

La solitudine non ha odore, ed il coraggio è un'antica danza.
Devo imparare a resistere.
Devo respirare quest'ansia, quest'angoscia, questo vuoto, respirarlo fino in fondo. Finché non si dissolverà.

E intanto mi metto lo smalto sulle unghie, mi guardo riflessa nello specchio.
Mi mescolo e rimescolo, mi perdo nel caramello.