rimuginato da franz , lunedì 30 ottobre 2006 17:40




You Are Jean Grey



Although your fate is often unknown, you always seem to survive (even after death).

Your mind is your greatest weapon, literally!



Powers: telepathy and telekinesis, the ability to project thoughts into the mind of others, communication with animals

amrita

rimuginato da franz , domenica 15 ottobre 2006 15:08

Nella mitologia induista, Amrita è l'acqua della vita eterna. Equivalente dell'Hoama dell'antico Iran, l'Amrita (letteralente in sanscrito "immortale" o "non morto") era il premio più ambito da demoni e dèi.
Secondo il mito, il dio celeste Indra venne maledetto da un saggio collerico di nome Durvasa, a causa di un'offerta che la divinità aveva trattato con disprezzo. La maledizione indebolì così tutti gli dèi, che divennero vulnerabili ad un attacco degli Asura, i demoni. Il grande Visnu sotto le fattezze di Kurma la tartaruga accorse in aiuto degli dèi, promettendo di ripristinare il loro potere all'unica condizione che seguissero il suo piano.Anzitutto era necessario abbandonare l'antica rivalità coi demoni e chiedere loro aiuto per creare una bevanda preziosa. Vennero così raccolte erbe e piante che vennero gettate in un mare di latte. Poi venne afferrato il grande serpente Vasuki, arrotolato intorno a una montagna posta sopra il guscio di Viṣṇu - Kurma e tirato con violenza di modo che la montagna, come una zangola, ruotasse su sé stessa e potesse rimestare l'oceano di latte e le erbe. Per la sofferenza il serpente sputò un enorme fiotto di veleno: Viṣṇu, in una versione del mito chiede a Siva di bere il veleno sino all'ultima goccia prima che tocchi il suolo, in modo da salvare il mondo. Dopo tutto questo, il mare portò alla luce i suoi preziosi doni. Emersero Surabhi, la vacca sacra in grado di realizzare i desideri, Varhuni la dea del vino, l'albero del paradiso Parijata che profumò il mondo, il dio lunare Soma nel sembiante della luna, che successivamente venne ritenuta la dispensa divina per l'Amrita. Inoltre apparvero Lakshmi , assisa sul loto, dea della bellezza, dell'amore e della buona sorte, futura moglie di Viṣṇu e il divino dottore Dhanvantari che reggeva in mano l'Amrita. Il demone Rahu strappò di mano ad Dhanvantari l'amrita con lo scopo di berla tutta, al fine di essere unico per forza e potenza. Viṣṇu intervenne mentre Rahu sorseggiava il primo sorso: decapitandolo prima che il nettare scendesse nel suo corpo riuscì ad impedire che il demone diventasse invulnerabile.

[http://it.wikipedia.org/]

la passione d'amore

rimuginato da franz , domenica 8 ottobre 2006 21:07

[...] E infatti persino nell'attimo del possesso oscilla l'ardore degli amanti in un vagare indeterminato, né sono certi di che prima godere con gli occhi e le mani. Ciò che inseguivano, lo schiacciano stretto, fanno male al corpo, figgono a volte i denti dentro le labbra, s'incollano le labbra, perché non è puro piacere: ed esistono impulsi nascosti che li spingono ad aggredire proprio l'oggetto, qualunque, da cui sorgono i germi di quella furia. Ma nell'atto d'amore leggermente spezza Venere i suoi tormenti, e il piacere gradevole che è ivi frammisto frena i morsi del male. Perché in questo è speranza: donde viene il principio d'ardore dal medesimo corpo possa anche esser spenta la fiamma; ma risponde Natura che accade il contrario, e che questa è la sola cosa, di cui più noi ne abbiamo, tanto più prende fuoco, per brama mostruosa, il cuore. Cibo e acqua s'assumono infatti dentro le membra; e poiché possono conquistare parti determinate , facilmente si sazia il desiderio di cibi e bevande. Ma del volto d'una persona, d'un bel sembiante, nulla è lecito portarsi dentro il corpo, se non esili simulacri: e li spinge nel vento, spesso, misera attesa. Come dentro i sogni l'assetato cerca di bere, e acqua non gli vien data, che possa spegnere l'ardore delle membra, ma si slancia a fantasmi di acque, e invano fatica, e nel mezzo di fiume impetuoso ha sete mentre beve, così dentro l'amore Venere illude gli amanti, e non riescono a saziare il corpo guardando quel corpo da presso, né con le mani possono raschiar via cosa alcuna dalle tenere membra, mentre vagano indeterminati per tutto il corpo. E quando congiunte le membra usano infine del fiore d'eta, quando già sente il corpo arrivare il godimento, ed è giunta Venere al punto d'irrorare un femmineo campo, bramosamente schiacciano il corpo, mischiano le salive della bocca, respirano premendo coi denti le bocche - inutilmente, perché nulla da lì potranno raschiare, né penetrare e sparire, tutto il corpo nel corpo; perché questo a volte sembrano volere, e lottare. [...]


vv. 1076-1112 dal "De Rerum Natura", Lucrezio

La Tori da piccina

rimuginato da franz , domenica 1 ottobre 2006 12:53