Sono ancora viva, nel caso qualcuno mai se lo stesse chiedendo.

rimuginato da franz , lunedì 3 novembre 2014 15:18

Ora come ora sembrava l'ultima cosa al mondo che potesse mai succedere, e invece eccomi qui. Come al solito inizio a scrivere senza sapere dove andrò a parare... vado dove mi porta la follia del momento, mi lascio trascinare dal flusso.
Per tanto tempo questo blog è stato la mia valvola di sfogo, il luogo in cui correvo a rifugiarmi ogni volta che tutto mi sembrava andare in pezzi. Traevo un certo conforto dal solo pensiero di poter venire qui a vomitare tutto lo schifo che avevo dentro.
Negli anni ho celebrato in questo piccolo spazio innumerevoli funerali, ho annunciato propositi più o meno ambiziosi che ho poi più o meno rispettato, ho continuato ad andare avanti, talvolta a testa alta, sulla cresta di un'onda positiva, ma perlopiù arrancando, in ginocchio... spesso ho strisciato, molle e un po' patetica, raccontandomi storie di gloria e grandezza che erano vere solo qui, sullo schermo.
Ho riempito barili di lacrime lamentandomi del mondo che è come è, degli altri che sono come sono, e soprattutto di me, sempre così uguale, così la stessa, sempre a piagnucolare su questo mio eternamente vivo senso di inadeguatezza.
Anche oggi è così. Mi era venuto a noia tutto questo... questo sbrodolio autocelebrativo... tanto che pensavo di esserne finalmente fuori una volta per tutte. Speravo ci fossero altri modi per me, più nobili magari... speravo  che sarei passata all'azione prima o poi, speravo di riuscire a trasformare la merda in carburante per qualcosa di buono, senza avere bisogno di blaterare come un'invasata qui dove nessuno può sentirmi. Ma la verità è che non ci sono altri modi per me ora, la verità è che so solo parlare, scrivere... giocare con le parole, gettare fumo negli occhi, descrivere la cacca in tutte le sue sfumature anziché spalarla. Questo schifo è il meglio che riesco a fare ora.
Sono una persona spaventosamente fragile che cerca in ogni modo possibile di mostrarsi forte. Costruire versioni alternative di me non ha fatto che portarmi sempre più lontana da me stessa, sempre più incapace di comunicare veramente con gli altri. Ho vissuto sempre proiettata fuori da me, identificandomi nell'altrui sguardo anziché nel mio, restando sintonizzata sugli altri, tesa a captarne i desideri e agendo poi di conseguenza, e questa mia condotta ha finito col rendermi sempre più incapace di capire chi sono e cosa voglio, dalle piccole cose a quelle grandi... ha scavato giorno dopo giorno questo fossato, diventato nel tempo ampio e profondissimo, invalicabile, che oggi mi divide da me stessa.
Ho voluto piacere a tutti, in ogni momento, nel tentativo vano di sentirmi amata e accettata e finalmente in pace - cosa che ovviamente non è successa, perché non è così che funziona, che scoperta! -, e sono stata "la brava bambina" così a lungo che ormai non so più chi sono. Non l'ho mai scoperto, probabilmente, non me ne sono mai data occasione. Ad oggi non ne ho proprio idea, e non ho neanche idea di come fare a scoprirlo. Mi rifiuto di credere di essere quella bimbetta isterica che ad intervalli più o meno regolari mi possiede, che, spazzando via come un tornado qualsiasi traccia di razionalità, si dispera, batte i piedi a terra e si strappa i capelli, pretendendo tutto, tutto insieme e subito. Quella bimbetta esiste solo per ricordarmi che questa che fingo più o meno consapevolmente di essere (ormai è tutto molto automatico, so che succede ma non me ne accorgo tempestivamente, e la macchina non si ferma, continua a macinare ingranaggi, a produrre aberrazione) non sono veramente io. Nel caso me lo fossi dimenticato o sperassi di passarla liscia.
Ma si sa che il conto da pagare arriva sempre, prima o poi. E in realtà non è ancora arrivato... per il momento sto pregustando la mazzata: vedo il cameriere che lo sventola tra le dita, e mi fissa, a qualche tavolo di distanza da me... ma se ne resta lì fermo, mi guarda senza muovere un muscolo, e anch'io non mi muovo, rimango seduta, immobile, atterrita.
Vorrei stringerla tra le mani, quella che nella mia immaginazione è la grande verità, la soluzione dolorosa... affrontarla, finalmente, nuda e cruda. Ma non sono ancora pronta, evidentemente. Ed è infantile da parte mia immaginarmela come un singolo momento illuminante, una botta e via, quando invece - mi ci gioco le zinne - sarà una lunga serie di piccole epifanie più o meno sofferte che si susseguiranno nel tempo una dopo l'altra, una lotta dopo l'altra, giorno dopo giorno.
E' così che percepisco la mia vita già ora: ogni giorno una lotta. Appena mollo un po', cado. Cerco di restare in piedi, ma continuo a cadere. E nessuno al mondo può aiutarmi. Nessuno. Tranne forse me, ma... sbaglio o suona di già sentito? Esserci per me è qualcosa che devo ancora imparare a fare. L'annullamento è sempre stata la mia modalità. Invertire la tendenza è un lavoro sporco e duro, e non so se ce la farò.
Questo post, per esempio. Mi sento un po' meglio dopo averlo scritto, anche se neanche accenno al fulcro di ciò che mi fa soffrire in questo preciso momento - che cosa ridicola. Ridicola e ricorrente... faccio sempre così, in ogni cosa. Evito accuratamente il necessario e disegno con attenzione maniacale tutto quello che c'è intorno... le belle parole, i massimi sistemi, il suono delle lettere che formano parole che formano frasi. Forse non è quello che dico, ma solo il fatto di dirlo. Muovere le dita, battere i polpastrelli sui tasti del computer. Concentrarsi su qualcosa, una forma. Mi sento un po' più svuotata, ma non sento di aver fatto qualcosa di buono per me. Mi sento sporca, come sempre... la regina della mediocrità.
Questo post, anche alla luce del fatto che il blog è una strada già intrapresa e già rivelatasi senza uscita, lo considero il fallimento di oggi.
Vado a rialzarmi. Appuntamento alla prossima caduta. Stay tuned.