Tempo fa

rimuginato da franz , martedì 12 aprile 2005 05:08

In data 7 giugno 2004 ho scritto questo.

Era stanca di sentirsi dire che avrebbe dovuto smettere di pensare. Le piaceva pensare. Le piaceva essere in contatto con se stessa, e non capiva come gli altri potessero non rendersene conto. “Ma in fondo, che accidenti me ne importa?” si disse, consapevole del fatto che gliene importava parecchio. Odiava fuggire di fronte alle difficoltà, odiava non esserci per se stessa quando stare dentro ad un’emozione si faceva scomodo. Possibile che non riuscissero a capirlo? Si mise a piangere. Non aveva più parole per cercare di spiegare, perciò rimase zitta. E pensò che magari avrebbe potuto restarsene così, in silenzio, per il resto della vita. E pensava anche che alla fine, se nonostante tutti i suoi sforzi le cose proprio non trovavano il verso di cambiare per il meglio, allora tanto valeva lasciar perder. Si era davvero stufata di tentare. “Allora basta, ricominciamo daccapo” pensava. Suicidio. Insomma, la cosa più stupida del mondo. La più assurda. Tanto sapeva che non l’avrebbe mai fatto. “Strano però che le cose ci mettano così dannatamente poco a cambiare quando prego con tutto il cuore che non lo facciano, e quando invece aspiro con tutta me stessa ad un qualche tipo di cambiamento allora se ne restino lì immobili, impassibili, perfettamente inalterate. Cazzo”.

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