waiting for the worms

rimuginato da franz , sabato 20 settembre 2008 10:23

Sono tornata nel mio limbo, e ascolto i Pink Floyd. Si adattano a questa liquida sospensione dalle tinte mutevoli, a volte inaspettatamente laceranti, altre volte deboli, così rilassanti per gli occhi.
Nella mia stanza si gela, come sempre inizia a succedere in questo periodo dell'anno, in cui il freddo avanza e i termosifoni sono ancora tragicamente ma comprensibilmente spenti. C'è calduccio, però, nel mio limbo. Anche se qui dentro ogni pensiero, ogni ansia viene congelata e riposta con cura in un luogo protetto e lontano da occhi indiscreti (in primo luogo dai miei occhi), perché qui regna la sospensione, che è scopo principale e ragion d'essere di luoghi del genere, e perché qui bisogna studiare, qui non si può pensare. Non ci si può imparanoiare. E mai e poi mai prendere decisioni importanti.
Dentro questa bolla sono sola, ma ogni tanto qualcuno infila la testa, fa capolino per vedere come me la passo. E va bene così, non mi era mai successo di essere così sola e sentirmi così poco sola. Magari è la volta buona che io riesca a smettere di cercare le persone solo per non restare sola con me stessa. Ora che ho avuto così tante ulteriori conferme del fatto che il contatto non mi fa bene, quando si parla di persone a cui non interessa in particolar modo sapere se continuo a dibattermi nella solita quotidianità o magari, che so, mi sono dissolta tra una goccia di pioggia e l'altra, o sotto uno di questi splendidi, freschi raggi di sole che si sono infilati nella mia stanza stamattina. Che, anzi, stare a contatto con queste persone mi fa sentire come se fossi attaccata al tubo di scappamento di una Clio del '93. Scadenza 1 maggio 1994, come quelle 30 scatolette di ananas Del Monte in Hong-Kong Express. Perché, anche se so che, semplicemente, naturalmente, ognuno è preso dai fatti suoi, essendo io stessa il centro del mio piccolo mondo che riguardo l'autostima va a risparmio (eh, ma le cose cambieranno, eccome se cambieranno... eccole che cambiano già, lo sento, di secondo in secondo), a livello profondo ogni idiozia è la prova della mia completa, schiacciante inutilità, e irrilevanza. Quindi, vai dentro me, non fuori. Insomma, franz, lo dici da secoli (perché sono davvero secoli), riuscirai finalmente a farlo una buona volta? Ma le ansie, soprattutto quelle che io stessa mi sono cercata, questo mare di angosce, accidenti, a volte ci annego dentro. Questa bolla deve resistere agli urti, perché voglio restarmene sospesa qualche palmo sopra la tempesta, magari ancora tutta sgocciolante, a guardare dall'alto lo scatenarsi delle forze della natura.
Quando le onde non saranno più così alte.
Dal di fuori. Uno sguardo. Dentro.
Forse manca poco.

[e dannazione l'ennesimo post che non ho la forza di rileggere, perché ha senso solo per me bimbetta egoista]

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