Eldorado

rimuginato da franz , venerdì 12 settembre 2008 14:03

Tema interessante, l’attesa. Riducendo un po’ ai minimi termini, potrei etichettare ogni momento della mia vita in questo modo, come un’attesa. E anche i momenti non definibili propriamente come attesa di qualcosa di preciso, sarebbero sicuramente attesa di qualcosa di nuovo, di un assaggio del futuro, o al limite attesa della morte.
Anche ora aspetto, facendo finta, come meglio posso, di non aspettare. Un po’ come faccio sempre. Per esempio, aspetto che qualche nodo venga al pettine, questioni che sono solo questione di tempo… un esame da dare, il piano di studio da consegnare in Segreteria. Le scadenze. Aspetto di svegliarmi sapendo cosa voglio.
Dico di non avere interesse nell’amore al momento, di non andare in cerca della giusta unità che in un punto e una linea combaci col mio punto e la mia linea… ma secondo me mi prendo amorevolmente in giro. Non ho interesse a cercare l’amore in questo momento perché, contro ogni razionalità, ogni parte di me grida di averlo trovato. Lo respiro ogni istante di ogni giorno. E sì, l’amore è un terreno compatto, a tratti umido e friabile, ed io ho la testa immersa nella terra scura, non sento nulla, non vedo nulla, non riesco neanche a respirare. Come anche solo concepire di andare in cerca di qualcosa che si sente in cuor proprio di possedere già? Il mio amore è l’unica cosa che posso possedere. Le persone non si possiedono. Non esistono certezze, non esiste controllo. Questo pensiero mi divide nell’eterna insanabile dicotomia terrore/eccitazione. E ora vorrei solo sapere che se mi butto nel vuoto, in fondo troverò una rete. Ma questa rete non sai non vuoi non puoi darmela. Ed io nel vuoto di nuovo così consapevole di un rischio così alto dalle potenzialità talmente distruttive di un semplice salto io questa volta non mi butterò. Mi avvicino pericolosamente al ciglio, che quasi sento il terreno cedere sotto i piedi, e me ne sto qui a guardare sassolini e terriccio precipitare e scomparire nell’oscurità, perché confido nella mia capacità di sottrarmi al momento giusto, di fare quel passo all’indietro prima che sia troppo tardi. Forse la mia è presunzione. O pigrizia. O noncuranza. Però, è così bello sentirsi in movimento, e questo in larga parte lo devo a te. Da quando ti conosco mi muovo sempre. E ci credo davvero che sia il viaggio, non la meta. L’attesa più che l’evento.
Sto qui, e aspetto.
Ascolto musica, guardo film, leggo, studio, scrivo.
Aspetto. Ti aspetto.
Ma magari in fondo aspetto e basta.

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