"Credo che l'uomo abbia dentro di sé qualche cosa di piccolo, fragile, tremante, che ogni tanto ha bisogno di un po' di cura, di un po' di lacrime"
[Banana Yoshimoto]
Psiuké significa vita, anima, mente, soffio vitale, farfalla.
Un tatuaggio sulla pelle e sul cuore, una parola antica in caratteri esotici.
Il ricordo di qualcuno che non c'è e non sarà mai dimenticato.
Un pensiero per me stessa, per questo mio sentirmi farfalla nel mondo.
Un soffio di conforto per quando mi sembra di non riuscire a respirare. Istantanee dalla vita di una 26enne alle prese con una quotidianità opprimente e qualche sogno impossibile, ma non troppo, nel cassetto.
Almost got what I want Almost found what I lost Almost saved you and myself Almost won but it doesn't count And never does Never does
One green light One more ring of the telephone One more step One more second And I almost Almost
Almost got what I want Almost found what I lost Almost saved you and myself Almost won but it doesn't count And never does Never does
One hello Just one kiss before the tears come One yes One chance And I almost Almost almost almost
Almost got what I want Almost found what I lost Almost saved you and myself Almost won but it doesn't count And never does Never does
One day one year 5,000 weeks A life of good works and good deeds Let me be let me be closer Or let me be Let me be Let me be
When I've almost got what I want Almost found what I lost Almost saved you and myself Almost won but it doesn't count And never does Never does
One good guess A question with an answer that I know One idea One grand notion And I almost Almost almost almost
Almost got what I want Almost found what I lost Almost saved you and myself Almost won but it doesn't count And never does Never does Never does Never does
io che soffio bolle di sapone e le faccio esplodere un secondo prima che tocchino il pavimento. io che. mi sento bambina. piccola e persa, un po' vuota e allo stesso tempo così piena di me da sentirmi forte, e indistruttibile.
io che mi appunto da qualche parte che ogni viaggio è vita vera, inutile prendersi in giro, e che la vita vera è un viaggio. e che sì sì sì ci credo, ci credo con tutta me stessa che l'unico modo possibile per non perdere mai mai mai una persona è lasciarla libera, e questo pensiero luminoso e dolce è una piccola rivoluzione accesa dentro di me.
Tutto inizia e finisce con
io che no, non so cosa voglio, non ancora, ma fluttuo verso l'infinito e oltre, mi do qualche piccola spinta decisa in piedi sulle punte, chiusa in me stessa, raccolta, al caldo e al buio, al riparo, in segreto.
la verità: da quando ho ricominciato a vivere amo la vita anche quando detesto la sola idea di essere viva, e sono felice anche quando non sono felice.
mi sento pericolosamente e meravigliosamente in ballo. e non sto qui nel mio angolo immersa a dimenarmi perché non mi resta che ballare, no. oggi ballo perché voglio.
Pensa: ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio. Ti. Odio. Se ti avessi davanti ti prenderei a schiaffi, ti salterei alla gola. Gola, gola, un groppo in gola, lacrime in gola.
Un sorriso amaro, perché se qualcuno gliel'avesse chiesto lei avrebbe saputo rispondere anche in tempi non sospetti, avrebbe risposto: Non può essere così facile, non è così che vanno le cose. Fin troppo scontato che liberarsi di te non potesse essere così facile. Ma non li guardi i film??! Prima il sollievo, superficiale, ma ora la consapevolezza, piena, perché la vita prosegue, il mondo non la smette di girare, e c'è sempre chi resta fermo, chi rimane indietro. Sei scaduta. Sei irrimediabilmente out of date. Allora, vaffanculo. Allora, ti odio. Perché per te invece è stato facile. Perché comincio a pensare che vaffanculo vaffanculo vaffanculo non te ne sia mai fregato un cazzo. Un caso, tutto è successo per puro caso, magari. Gli eventi. Una bambola inanimata, con occhi orecchie e parole dolci. Una vagina aperta, a volte. Pensa: Sono ripugnante. Pensa: Tu non mi hai mai fatto sentire davvero diversa da così. Non sono mai stata attraente. Pensa: Ormai pensare non ha senso, è inevitabile ma insensato, e crea confusione, perché lo so lo so lo so di non essere lucida. Farneticazioni. Saprai che non è vero, lo saprai, ma l'unica cosa lucida senza logica senza discorsi senza ragionamenti, l'unica cosa solida nel mio stomaco è che ti odio. E vorrei dirtelo ma non lo farò.
E forse è questa la prima cosa che fai perché mi vuoi bene, questa, questa qui che stai facendo ora. Ma forse la fai per te stesso, proprio come tutto il resto. Creazione e distruzione personale, solitaria, individualissima. Tutta mia.
Ripeto, in caso non si fosse capito, in caso non fosse chiaro, in caso tu fossi lontano lontano, a chilometri e chilometri, il corpo e la mente, completamente innegabilmente lontano mille miglia dal suono dei miei pensieri, ripeto: TI ODIO.
Lo sa. Se glielo chiedessero ora risponderebbe: Questo è il primo dolorosissimo vero passo. Per allontanarmi veramente, testa e cuore, veramente, da te.
Le piante che tengo sul balcone fanno fiori arancioni e rosa, quando stanno bene. Colori accesi, quasi la versione shocking di colori normali. Solo che a volte mi dimentico di annaffiarle, e, col caldo che fa in questi giorni, la mia sbadataggine si traduce per loro in tortura crudele. Nego l'acqua a chi è assetato. Nego considerazione e cure. Mi dimentico completamente della loro esistenza. Tenere piante in terrazzo è la versione semplificata dell'allevare animali in casa: metafore. Stamattina ho scostato la tendina bianca, ho guardato a lungo il vaso pieno di terra secca, le foglie avvizzite. Tutti i petali erano caduti. Nessun colore. Ho pensato che sì, al secondo tutto quadra. Sono momenti, non è niente di grave. Si tratta di assorbire, succhiare, tenere dentro al sicuro, al buio per un po', e poi espellere, irradiare. Un ciclo naturale. Non sono preoccupata, mi godo il momento presente. Non si può sempre dare, non si può essere in fiore per tutta la vita. Anzi, il senso sta nell'appassire e rifiorire continuamente. Ci credo davvero. Qui, dentro, nella mia testa. Tutto succede qui.
And you open the door and you step inside We’re inside our hearts Now imagine your pain as a white ball of healing light That’s right, your pain The pain itself is a white ball of healing light I don’t think so
This is your life, good to the last drop Doesn’t get any better than this This is your life and it’s ending one minute at a time
This isn’t a seminar, this isn’t a weekend retreat Where you are now you can’t even imagine what the bottom will be like Only after disaster can we be resurrected It’s only after you’ve lost everything that you’re free to do anything Nothing is static, everything is evolving, everything is falling apart
This is your life, this is your life, this is your life, this is your life Doesn’t get any better than this This is your life, this is your life, this is your life, this is your life And it and it’s ending one minute at a time
You are not a beautiful and unique snowflake You are the same decaying organic matter as everything else We are all part of the same compost heap We are the all singing, all dancing, crap of the world
You are not your bank account You are not the clothes you wear You are not the contents of your wallet You are not your bowel cancer You are not your grande latte You are not the car you drive You are not your fucking khaki’s
You have to give up, you have to give up You have to realize that someday you will die Until you know that, you are useless
I say let me never be complete I say may I never be content I say deliver me from Swedish furniture I say deliver me from clever arts I say deliver me from clear skin and perfect teeth I say you have to give up I say evolve, and let the chips fall where they may
This is your life, this is your life, this is your life, this is your life Doesn’t get any better than this This is your life, this is your life, this is your life, this is your life And it and it’s ending one-minute at a time
You have to give up, you have to give up I want you to hit me as hard as you can I want you to hit me as hard as you can
Welcome to Fight Club If this is your first night, you have to fight
Il rumore dell'accendino, e la fiamma si solleva. Verde mela, l'accendino. Verde rana. Un colore vivace, di buonumore, d'estate. E' estate, quasi. Ma il buonumore non c'è, è annegato nella pioggia. No. L'hai strangolato nella stretta violenta delle tue mani livide di delusione e rabbia. Finisce sempre così. Che ti incazzi con te stessa. Che resti zitta, perché se provassi a parlare uscirebbero grida strozzate, disarticolate. Ed è imbarazzante. Continuare ad avere 15 anni, intendo. Hai fumato tante sigarette nella vita. Molte non avevano senso, te le sei ritrovate accese tra le dita senza farci caso. Quando smetti è diverso. Ogni sigaretta ha un preciso significato, un preciso scopo. C'è quella dell'attesa, che alla fine ti decidi ad accendere perché non sai proprio più dove posare gli occhi, con quale pensiero giocherellare distrattamente, e hai già stuzzicato a morte le pellicine di ogni dito, che quasi ti esce il sangue. C'è quella alcolica, per inciso la mia preferita. L'alcol chiama il tabacco in una relazione di sublime complementarità, i due elementi si tengono per mano stretti in un valzer di piacevolissima distruzione - la tua. Fra le risate pazze e la lucidità tagliente che solo l'annebbiamento etilico, disinnescando le molle dei processi inibitori, sa darti. Una splendida sensazione. Ma no. La sigaretta che hai acceso ieri pomeriggio con l'accendino verde felice era diversa, era di un terzo tipo. Un incontro ravvicinato con la consapevolezza, diresti. Si tratta di una semplice linearissima catena di causa/effetto: non sei all'altezza della situazione, non riesci a controllarti, ti deludi profondamente, ti incazzi a morte con te stessa, non sai trovare comprensione o perdono da spendere con te, per cui, per superare il momento, per sopravvivenza, ti punisci. E non credere... è proprio così come sembra: te la canti e te la suoni, tutto da sola... carnefice, vittima e giudice riuniti chiassosamente e schizofrenicamente nello stesso corpo. Giudice spietato con te stessa, almeno quanto comprensivo e paziente con chiunque altro. Un triste, lacerantemente triste destino. Lo sai bene, ma ti guardi agire, sfinita da emozioni invasate, sperando di migliorare, un giorno. Di trovare i pezzi di ricambio precisi per quel filamento del meccanismo che continua a bloccarsi, per qualche motivo non ancora chiaro fino in fondo. Nel frattempo salti il pranzo, e ti accendi questa sigaretta, la consacri alla tua ennesima piccola - per te colossale - caduta. La fumi per puro e semplice autolesionismo, e sfoggi un po' di presunzione, pensando che almeno tu lo sai bene che fumi per masochismo, per assecondare la naturalissima tendenza dell'essere umano verso l'autodistruzione. Gli altri credono di sapere perché, ma non lo sanno, o magari neanche arrivano a chiederselo. Molti agiscono senza conoscersi, senza neanche provarci, di volta in volta, di fronte ad ogni bivio, a capirsi. Tu no. Almeno questo. Ogni cosa che fai ha un senso. Sì, anche quando non ce l'ha. In questi momenti mi fai tenerezza da lacrime agli occhi. Davvero.
La porta è chiusa. Finalmente, verrebbe da dire. Finalmente siamo soli. Cerco la conferma di qualcosa nei suoi occhi, ma non trovo niente. Non ci sono regole, nell'aria sfrigolano scariche elettriche. Mi guarda, lo guardo. So che questo annegare nei reciproci sguardi mi porterà lontano, molto lontano. C'è qualcosa di beffardo nei suoi occhi che non promette nulla di buono. Prevedo disperazione. Prevedo qualche ennesima stupida ferita sanguinante. Il confine tra l'amore e l'odio non è mai stato tanto labile, tanto sfilacciato. Mi viene da ridere, la risata dell'impiccato. L'adrenalina fa scorrere frenetico il sangue nelle vene, i pensieri nello stomaco, e mi fa restare immobile che quasi non respiro. Sei luce. Penso che i difetti finiscono spesso col rendere un viso più affascinante. Penso che i difetti, sono quelli a fregarti più di tutto il resto. Te ne innamori perdutamente, non riesci più a farne a meno. La pressione dolce e decisa delle sue dita sulla mia spalla, i suoi polpastrelli che mi scavano dentro, attraverso la pelle, i muscoli, le ossa. Quello che tocchi si trasforma in fuoco. La mente si accartoccia su se stessa, neutralizzata. Rimane così per qualche interminabile momento, col viso vicino al mio collo, respirandomi addosso. Inspira, espira. Lentissimamente. Inspira. Il mio cuore cerca di farsi vomitare fuori battendomi in gola forte da fare male. Avvicina le labbra socchiuse al lobo del mio orecchio pieno di brividi, sfiora la lanugine invisibile con quelle labbra, mentre posa l'altra mano sulla mia guancia, a tenermi ferma la testa. Sono prigioniera, in adorazione. Morirei ora. Appena distinguo confusa tra le labbra la sua lingua sulla pelle, muoio. Muoio, e mi sveglio.
Non è successo, e non succederà mai.
Sto sviluppando una solida fissazione per Fiona Apple. E questa qui, ora è perfetta.
Pensieri scompigliati come capelli al vento. Non l'ho spiegato a nessuno, nessuno sa perché sto annegando in acque basse. Non lo dirò neanche qui. Parola chiave: contenimento. Bisogna mettere argini agli straripamenti violenti. Non si possono sporcare i vestiti degli altri, così come non si dovrebbe esitare a sporcare i propri. Parola chiave: senza disturbare. Mi sento molto coraggiosa, perché continuo a respirare pur provando ciò che provo, e pur annegando non muoio. E - aprite bene le orecchie - non solo non muoio, ma neanche mi limito a sopravvivere... io continuo a fare tutto questo senza mai smettere di vivere. Perché - ed è una scoperta davvero sconvolgente la mia, preparatevi - è questa la vita vera, il qui e l'ora. Il mio qui ed ora è la mia vita, e la mia vita è tutto ciò che faccio, penso, e dico. Non mi sottraggo a nulla, respiro ogni istante, e anche quando subisco lo faccio a modo mio, lo faccio con stile. Devo confessarlo: da quando sono sola ho ricominciato a vivere. Avevo bisogno di percepire chiaramente l'assenza di una rete di sicurezza, avevo bisogno che ogni cosa dipendesse da me, di poter contare sulle mie sole forze. Non voglio aggrapparmi a nessuno, non voglio che qualcuno si aggrappi a me. Sono libera e realmente disposta a stringere qualsiasi cosa mi capiti tra le mani, ad assaggiare consistenze nuove, a respirare i colori fino in fondo. E' troppo vero che non esiste momento migliore della primavera per rinascere. Questo sole giallo con la sua luce calda saprebbe lenire il peggiore dei mali. Lascio come segno dei miei passi questa canzone, che proprio non riesco a smettere di ascoltare. Da grande sposerò Zach Galifianakis, è deciso.