needles

rimuginato da franz , martedì 25 maggio 2010 11:38

Il rumore dell'accendino, e la fiamma si solleva. Verde mela, l'accendino. Verde rana.
Un colore vivace, di buonumore, d'estate. E' estate, quasi. Ma il buonumore non c'è, è annegato nella pioggia. No. L'hai strangolato nella stretta violenta delle tue mani livide di delusione e rabbia. Finisce sempre così. Che ti incazzi con te stessa. Che resti zitta, perché se provassi a parlare uscirebbero grida strozzate, disarticolate. Ed è imbarazzante. Continuare ad avere 15 anni, intendo.
Hai fumato tante sigarette nella vita. Molte non avevano senso, te le sei ritrovate accese tra le dita senza farci caso.
Quando smetti è diverso. Ogni sigaretta ha un preciso significato, un preciso scopo. C'è quella dell'attesa, che alla fine ti decidi ad accendere perché non sai proprio più dove posare gli occhi, con quale pensiero giocherellare distrattamente, e hai già stuzzicato a morte le pellicine di ogni dito, che quasi ti esce il sangue.
C'è quella alcolica, per inciso la mia preferita. L'alcol chiama il tabacco in una relazione di sublime complementarità, i due elementi si tengono per mano stretti in un valzer di piacevolissima distruzione - la tua. Fra le risate pazze e la lucidità tagliente che solo l'annebbiamento etilico, disinnescando le molle dei processi inibitori, sa darti. Una splendida sensazione. Ma no.
La sigaretta che hai acceso ieri pomeriggio con l'accendino verde felice era diversa, era di un terzo tipo. Un incontro ravvicinato con la consapevolezza, diresti. Si tratta di una semplice linearissima catena di causa/effetto: non sei all'altezza della situazione, non riesci a controllarti, ti deludi profondamente, ti incazzi a morte con te stessa, non sai trovare comprensione o perdono da spendere con te, per cui, per superare il momento, per sopravvivenza, ti punisci. E non credere... è proprio così come sembra: te la canti e te la suoni, tutto da sola... carnefice, vittima e giudice riuniti chiassosamente e schizofrenicamente nello stesso corpo. Giudice spietato con te stessa, almeno quanto comprensivo e paziente con chiunque altro. Un triste, lacerantemente triste destino. Lo sai bene, ma ti guardi agire, sfinita da emozioni invasate, sperando di migliorare, un giorno. Di trovare i pezzi di ricambio precisi per quel filamento del meccanismo che continua a bloccarsi, per qualche motivo non ancora chiaro fino in fondo.
Nel frattempo salti il pranzo, e ti accendi questa sigaretta, la consacri alla tua ennesima piccola - per te colossale - caduta. La fumi per puro e semplice autolesionismo, e sfoggi un po' di presunzione, pensando che almeno tu lo sai bene che fumi per masochismo, per assecondare la naturalissima tendenza dell'essere umano verso l'autodistruzione. Gli altri credono di sapere perché, ma non lo sanno, o magari neanche arrivano a chiederselo. Molti agiscono senza conoscersi, senza neanche provarci, di volta in volta, di fronte ad ogni bivio, a capirsi. Tu no. Almeno questo. Ogni cosa che fai ha un senso. Sì, anche quando non ce l'ha.
In questi momenti mi fai tenerezza da lacrime agli occhi. Davvero.

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