blu
rimuginato da franz , lunedì 27 aprile 2009 15:55
Schizofrenia? Il mondo cambia radicalmente (solo nei colori) a velocità vertiginosa sotto i miei occhi. Mi sento come una manciata di piume in balia di una corrente di euforie e malumori travolgenti: un pezzo va qui, l'altro là, e afferrarli e ricomporli è impossibile.
Per dire. Scendo dal treno canticchiando Cat Stevens e tutto mi sembra possibile. Neanche un'ora dopo mi lascio trasportare dalle scale mobili con Idioteque nelle orecchie e sono una non-morta sull'orlo del non-suicidio. E un intervallo di un'ora non sfiora neanche lontanamente il tempo che intercorre fin troppo spesso tra i miei picchi di up e down umorali. Spa ven to so.
C'è una costante, però, almeno in questi ultimi giorni, in grado di rendermi vagamente orgogliosa: l'auto-controllo. Non che mi riesca di non palesare il mio mood, non sia mai detto... purtroppo. Ma riesco a contenermi... a darmi più o meno la forma che voglio senza tradire il contenuto. E, cosa a dir poco meravigliosa, sono riuscita/riesco a fare tutto comunque. Impartisco ordini al mio corpo, e il mio corpo obbedisce, anche se si tratta di azioni tutt'altro che sentite, anche se si tratta di azioni pesanti o scomode. Tipo uscire di casa per andare a lezione stamattina. Tipo sbrigare le faccende di casa quando vorrei solo tirar giù le serrande e infilarmi sotto le coperte. Tipo studiare o leggere o guardare un film quando vorrei prendere a pugni il muro. Sento chiaramente di avere il controllo di me stessa. Esaltante, quasi. Scommetto che non durerà ancora per molto.
I giorni passano, e voglio ucciderti. Magari non proprio ucciderti, ma farti molto male sì. Ho dentro una rabbia possente che a tratti sfuma nell'avvilimento e nella delusione, temperandosi poi di nuovo puntualmente in feroce istinto omicida. I giorni passano in un silenzio carico di urla assatanate. Quando potrò vederti, e parlarti, mi sentirò meglio. Chissà se si può dire lo stesso di te.
Ieri sera concerto degli Elettronoir. Ho avvertito le potenzialità di quell'ora e più di musica, le ho sfiorate con le dita. Ma niente di più. Ero avvolta da una spessa coperta di fredda malinconia, e il vuoto mi ha fatto visita. Ho ringraziato me stessa per essere uscita coi tacchi in occasione di una simile serata (vie lastricate di sampietrini e concerto in piedi): sono riuscita a provare una nuova meravigliosa qualità di dolore, modellata così perfettamente sul mio mood di quel secondo (malcelata disperazione), da permettermi in quel preciso momento di sentirmi meglio. Avevo i tacchi e la minigonna. Speravo sarei riuscita a sentirmi bella, di fatto ho finito col sentirmi sola. Sola da soffocare. Sola da vomitare. Che idiozia. Neanche la musica mi ha salvata, eppure Georgia ha una voce trascendentale sul serio, e il gruppo spacca. Sicuramente ero troppo lontana per ascoltare fino in fondo.
Stanotte sogni terribili. Sì, stamattina ero davvero orgogliosa di me, china per allacciarmi le scarpe in procinto di uscire com'ero, nonostante tutto.
Questo silenzio è assordante. Se non succede presto qualcosa, finirò col diventare sorda.
Basta aspettare Godot! Me ne vado.
rimuginato da franz , sabato 25 aprile 2009 13:00
Leggo C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo, di Efraim Medina Reyes.
Calpesto la terra dura e rinsecchita già calpestata infinte volte da altri, e guardandola mi convinco di riuscire a far crescere il verde persino lì, dove proprio non ti immagineresti mai di vederlo spuntare. Guardo il suolo arido e ci vedo tante cose... riesco persino ad immaginare quel germoglio, dalla bellezza e fragilità sconcertanti, fare timidamente capolino dalla polvere. Qualcuno ha pensato di avanzare ipotesi: Qualcosa è cambiato: hai delle prospettive.
E' vero. Ho sentito bussare alla mia porta, e quando l'ho aperta il pacchetto delle possibilità era lì, ad aspettarmi sullo zerbino sporco.
Forse ho passato la fase accidiosa, che oramai si protraeva da anni. Ora sono nella fase isterica/invasata/iperattiva. In altre parole, non riesco a fermarmi.
Non solo voglio fare molte cose, che anche soltanto ad elencarle ci si mette una vita, ma voglio persino farle bene. Partendo dai piccoli doveri quotidiani, passando per le scadenze a breve termine, fino ad inserire uno dopo l'altro i tasselli di un progetto più ampio, il mio progetto di eternità, il mio progetto di vita. Un progetto di volontà.
Ora in qualsiasi momento mi guarderai, starò facendo qualcosa.
Starò studiando, e studiando seriamente. Perché che senso ha essere iscritti all'università senza la volontà di conoscere davvero qualcosa? Di poter dire: Sì, di questo so parlarti, e so farlo perché ci ho studiato sopra... sono competente in materia, non parlo per sentito dire, riciclando parole smozzicate da altri, non apro la bocca solo per darle fiato.
Starò leggendo, in qualsiasi momento morto. Perché è una cosa che amo, e che non ho mai il tempo di fare quanto vorrei. Quindi dai una sbirciatina a me in metro, alla fermata dell'autobus, nella sala d'attesa del dentista. Mi vedrai leggere. Il più delle volte con le cuffiette nelle orecchie, perché la musica è un'altra delle cose che amo di più.
Ho iniziato a portare il moleskine sempre con me per davvero, perché troppe sono state nel tempo le idee annegate nel nulla, e perché dovrò scoprire veramente se so scrivere o no, se ho le giuste innate qualità, se posso davvero definirmi un soggetto creativo... in quanto, se così non fosse, beh... dovrò farmene una ragione ed iniziare a pensare a qualcos'altro.
Guardami spulciare ogni giorno i siti di annunci di lavoro, guardami scappocciare sulla compilazione di un adeguato e sufficientemente veritiero e insieme valorizzante curriculum vitae. Perché il mio sogno più grande è viaggiare. Partire. Immergermi in realtà diverse, lontane, respirarle in profondità, farle mie. Perché il mio sogno è la ricchezza, la ricchezza dei pensieri, delle parole, delle conoscenze, delle esperienze, dei sapori dei suoni degli odori, la profondità, l'acutezza, la bellezza e l'energia. Una ricchezza culturale, una ricchezza umana, la più appagante in assoluto. Perché il mio sogno è essere me.
Guardami, amore mio. Ho sempre avuto troppi sogni, e troppa paura di muovermi per realizzarli. Ma ora voglio davvero ricordarmi di respirare, perché in apnea non c'è speranza. Perché davvero non c'è niente da temere, se non la paura stessa.
Ora non sono più nell'anticamera di tutto. Ora sono nel tutto. Questo è il luogo preciso della vita. E ti voglio accanto. Ti voglio come non ho mai voluto nessuno. Incantevole, e Strade inquiete.
Te lo dirò quando tornerai.
uno sfogo infantile, col vostro permesso
rimuginato da franz , lunedì 20 aprile 2009 16:40
Inizio melodramma:
E' la storia della mia vita: le persone partono e franz resta a casa.
Partire significa molte cose, restare significa molte cose.
Questo è uno di quei momenti in cui la frustrazione quasi mi strangola, e riesco a vedere chiaramente. Che un giorno come gli altri mi sveglierò, e sarò vecchia. Sarò sempre me, sempre la stessa, eppure guardandomi allo specchio non saprò riconoscermi. Proverò orrore.
E un giorno, un giorno come gli altri, io morirò, senza aver capito un cazzo, senza aver fatto un cazzo. Nessun senso.
E ora so fare un'unica cosa idiota molto da me: piangere. Prendermi a pugni, senza avere il coraggio di fare di meglio. Ascoltare musica incazzata ad un volume paurosamente vicino al limite di sopportazione delle piccole casse del mio pc.
Non c'è niente da fare, e non c'è niente da dire. Nuotando tra i timori e l'inettitudine, qui il cambiamento non esiste, e la speranza è morta. Non so rassegnarmi al fatto di essere nessuno. A non avere nessun talento. Non ho ancora imparato a recitare bene la mia parte. Non riesco a ficcarmelo in testa, che sono un numero. Che mi confondo in mezzo a tutti gli altri, e sono proprio come tutti gli altri.
Ma sì, franz. Stai serena. In fondo, devi solo tapparti il naso un altro po'. Fino a che... non lo so. Ma tu aspetta. Ingoia. Finché non ti cade una tegola in testa. O finché non ti risveglierai morta.
Fine melodramma.
Tacque.
rimuginato da franz , giovedì 9 aprile 2009 16:12
La parole sfrigolano e cadono morte come insetti nel fornellino elettrico. Il loro valore è colato a picco: al momento tocca il minimo storico dello 0,0001%. Di notte nei sogni si scatena la follia, di giorno le emozioni si rimescolano, e accecano, intorbidiscono la visione, intorpidiscono i pensieri. Il silenzio è l'unica cura possibile. Il silenzio è l'ultima strada.
Per l'Abruzzo
rimuginato da franz , mercoledì 8 aprile 2009 12:54
Silenzio commosso, ansia febbrile e frustrazione soffocante.
franz chiusa in casa a causa di un'influenza devastante.
the forbidden step
rimuginato da franz , domenica 5 aprile 2009 17:46
C'è il sole, e sono felice, perché credevo di averti perso e invece ti ho ritrovato. E l'ho già detto, ma lo ridico: fuori c'è il sole... fa caldo, oggi. Fa caldo che sembra estate. La mia pelle sa di te.
L'après midi, e troppe coincidenze, ultimamente. C'è qualcosa di più bello del sole sulle braccia, la musica nelle orecchie e una lunga, lunga strada davanti... di cui non si riesce a vedere la fine?