Non ho le palle di uccidermi. Non ho le palle di fare questo alle persone a cui voglio bene. Continuo però a pensare di non poterci vivere, in questo mondo. Mi sembra troppo sbagliato. O forse sono io ad essere troppo sbagliata. Vorrei poter scomparire dalla faccia della Terra e non lasciare nessuna traccia di me... come se non fossi mai esistita. In questo modo nessuno soffrirebbe della mia scomparsa ed io potrei smettere di portare avanti questa lotta. La vita è una cosa grossa. Non tutti la reggono. Io inizio davvero a pensare di appartenere alla categoria. Non riesco a staccarmi da questo dolore senza nome che vive radicato dentro di me e rispunta sempre puntualmente fuori, più tagliente mano a mano che vado avanti e le cose si fanno più serie. Sono una smidollata codarda incapace di affrontare i propri problemi, e per questa vita non sono tagliata e in definitiva probabilmente neanche me la merito.
In questo momento difficile mi vedo
come quella persona distruttiva che avvelena tutto. La ragazza con
cui si vuole stare in un primo momento, perché l'intensità, e la
bellezza, e bla bla bla. Quella che magari si fa anche tanta fatica a
lasciar andare, a dimenticare... quella che solo quando la si lascia
andare e la si dimentica abbastanza da incontrarne un'altra si riesce
a capire fino in fondo e a vedere per ciò che era davvero... un
legaccio di qualche tipo. Una persona instabile, pesante, difficile
da avere accanto. Una persona incapace di amare chicchessia, inclusa
se stessa. E si capisce che non era amore, quello che si provava per
quella persona. Come poteva esserlo, d'altronde? Come si può amare
una persona così insicura, immatura, codarda, mediocre e meschina?
Tutt'al più si credeva di farlo... niente di più facile, scambiare
l'intensità con l'amore. Poi però si incontra qualcun altro, e
finalmente, per contrasto, si capisce cosa sia l'amore... si capisce
che quell'intensità c'entrava ben poco con l'amore. Non era amore,
era altro. Un'intensità a volte positiva, a volte negativa, che con
l'amare davvero un altro essere umano, con lo stare bene come si
dovrebbe in una coppia, non ha davvero niente a che fare. Erano
emozioni, non erano sentimenti.
Ed io sono sicura che ognuno dei miei
ex è arrivato infine a pensare "che salvata!" e mai e poi
mai tornerebbe sui suoi passi. Perché nessuno che mi conosca può
volermi davvero. Nessuno può volere questo schifo. Questo mucchio di
problemi irrisolti, di paure, di meschinità, infiocchettato da una
manciata di belle parole. Le parole stanno a zero, ed io non so fare
altro che parlare. Il mio valore sul mercato è una cifra negativa in
caduta libera.
Una persona matura e coraggiosa
vivrebbe questo dolore senza caricarlo di disfattismo, senza sentirsi
l'essere più infimo sulla faccia della Terra. Riuscirebbe a dormire,
a prendersi cura di sé. Non passerebbe tutto questo tempo a
piangere, disperarsi, autocommiserarsi, vomitarsi le budella, farsi
venire i peggiori mal di stomaco. Riuscirebbe a studiare, a costruire
il proprio futuro. Vivrebbe ogni emozione che c'è da vivere, senza
fare tutte queste storie, senza puntare i piedi, senza sognare di
essere morta, di non esistere. Accetterebbe la situazione,
attraverserebbe la coltre di nebbia delle emozioni per poi finalmente
approdare ai sentimenti. Da una persona che ha trascorso un intero
anno lontana più di 16000 km da casa, cavandosela da sola nelle
situazioni più disparate, ci si aspetterebbe che abbia imparato
qualcosa. E invece viene fuori che non ha imparato proprio niente. Ha
fatto finta. È rimasta in superficie, non ha affrontato niente, come
suo solito. E ora si ritrova di nuovo sola, a farsi venire la
gastrite, a fantasticare sul proprio suicidio che tanto non avrà mai
luogo. E per cosa poi? Crisi esistenziale, quella non manca mai. Ma
più di tutto, come al solito, le pene d'amore. Quando questa persona
dovrebbe solo dimenticare che l'amore esiste, perché non è roba per
lei.
Ho rovinato tutto, di nuovo. So solo
distruggere. Sono stanca di me stessa. Tra meno di un mese compio 29
anni, e non sono cambiata. Infatti, rieccomi qui.