...

rimuginato da franz , sabato 5 dicembre 2009 10:33

Non esisto. Sono a caccia di un'identità, una realtà, un modo d'essere.
Ma se sono scomparsa anche da qui è perché non condivido più la linea che questo blog ha preso (o forse ha sempre avuto). Tornerò a scrivere quando e se troverò un modo alternativo di esprimermi, più valido e conforme a me. Ora come ora questo spazio così lagnoso e uguale a sé stesso, così contorto e ripiegato su sé stesso, mi stringe addosso, mi soffoca. E' una gabbia assolutamente non necessaria, quindi me ne libero.
Ciao.

rimuginato da franz , lunedì 12 ottobre 2009 17:42

http://www.youtube.com/watch?v=XFkzRNyygfk&feature=fvst

cool on your island

rimuginato da franz , sabato 3 ottobre 2009 15:52

Sono davvero poco seria nelle mie risoluzioni... neanche due giorni e rompo la pausa di riflessione. Ma non potevo resistere, è stato un momento speciale, e devo lasciarne un segno sul blog.
Sognavo questo momento dall'età di 12 anni. Le ho stretto la mano, le ho parlato. Tori Amos è una mia scoperta, solo mia. L'ho scovata, e scoperta piano piano, tutto da sola. Tori è una mia amica ed è me allo stesso tempo. L'ho condivisa con pochi, l'ho sempre tenuta al riparo da sguardi indiscreti, al di sopra di ogni giudizio. Insieme a lei sono cresciuta, e nel tempo non ha mai smesso di darmi tantissimo... sempre qualcosa di leggermente diverso ogni volta, perché la sua è una profondità che non si esaurisce mai, non importa quante volte io ascolti le sue canzoni. Ed ecco qua, prima del meraviglioso concerto di Roma, la prima data italiana del Sinful Attraction Tour 2009 (30 settembre, Auditorium Parco della Musica), l'ho finalmente incontrata per la prima volta. Le ho detto grazie, e nient'altro... perché tanto ci sono casi in cui le parole proprio non bastano, e allora tanto vale rassegnarsi. Aggiungo a penna questo momento, insieme allo splendido concerto che l'ha seguito, alla lista dei miei momenti indimenticabili.
:)

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Ecco la scaletta del concerto.
Give
Pancake
Cornflake Girl
Crucify
Beauty Of Speed
Jamaica Inn
Concertina
Your Cloud
Fire To Your Plain
Hotel
Spark
Playboy Mommy
Gold Dust
Cool On Your Island
Pretty Good Year
Siren
Fast Horse
Precious Things
Strong Black Vine
Raspberry Swirl
Big Wheel

rimuginato da franz , martedì 29 settembre 2009 09:19

Ba ba basta. E' un momento di quelli un po' tosti, e pensare a questo blog, anche solo pensare che esiste, mi tira più giù.
Non ripasserò di qui finché non avrò imparato a scrivere.
Per ora, mi impongo di imparare a tacere.

nessuno tocchi caino

rimuginato da franz , giovedì 24 settembre 2009 13:10

Oggi ho nostalgia di te con questa canzone. Ti ho pensato tanto in questi giorni perché l'altra sera davano Mean Girls e me lo sono rivisto... Janis e Damian siamo noi, precisi spiccicati (forse noi siamo leggermente più cessi, ma mica poi tanto, sai?). Quanta tenerezza.

Non c'è più ossigeno in questa stanza. Esco.

nessun titolo

rimuginato da franz , mercoledì 23 settembre 2009 08:46

Respiro gli strascichi di una crisi di panico, credo.
Stanotte non riuscivo ad addormentarmi, il cuore mi batteva fortissimo, dopo qualche respiro ero costretta a farne uno con la bocca, di quelli che all'improvviso apri la gola per far entrare tanta aria tutta insieme. Non smetteva di battere in quel modo folle e mi mancava l'aria. Sono rimasta due ore a cincischiare e a leggere con la luce accesa e Tori addosso, ma la situazione non migliorava. Alla fine mi decido definitivamente a spegnere la luce e provo con grande concentrazione a respirare lentamente e profondamente per cercare di far diminuire i battiti. Niente da fare. In cambio del mio impegno ottengo il braccio sinistro formicolante. A quel punto impazzisco e corro nel letto dei miei come una bambina terrorizzata da un brutto sogno. Anche se quella bambina archetipica non potevo essere io... non ricordo di aver mai svegliato consapevolmente i miei per questo motivo. Di solito urlavo. O scoppiavo a piangere. Ma non ricordo di essermi mai mossa dal letto.
Forse l'ansia si sta facendo sempre più consistente, perché non accetta di essere trascurata e messa da parte. O forse gli antibiotici hanno cercato di uccidermi. Non so, non ne so molto di antibiotici, è la terza volta che ne prendo (1. Otite 2. Broncopolmonite). Per dire, non ho neanche mai preso un'aspirina.
Comunque, anche ora c'è qualcosa che non va. Ho fame d'aria, mi sento soffocare. E i sogni terrificanti di questa mattina li ho ancora tutti addosso.
Per fortuna che oggi c'è il sole.

give

rimuginato da franz , sabato 19 settembre 2009 09:34

Da tre notti, alla stessa ora, faccio sogni angoscianti. In ognuno di questi vengo tradita, abbandonata, e per quanto possa disperarmi o andare su tutte le furie, alla fine resto sempre e comunque sola. Sogni da cui mi sveglio col fiatone, piangendo, e che sembrano avere la qualità di essere più appiccicosi del normale, di saper permeare della loro intangibile materia tutta la realtà. Passa sempre un po' di tempo prima che io riesca a scollarmeli di dosso, e quel poco basta a segnare la mia giornata con una nota di disagio, di ansia, di malinconia, di sgradevole dissonanza.

Sono tornata da Venezia con troppi pensieri da rimestare nel pentolone. Dolci, da sciogliere al tepore di una fiamma bassa, ma anche amari, metallici, come il sapore che ho costantemente in bocca da quanto ho iniziato a prendere l'antibiotico. Vorrei mollare tutto e andare al cinema, a vedere un film qualsiasi, solo per svagarmi, essere qualcun altro. Ma rimango a casa, chiusa tappata barricata, con i libri di due esami indesiderati aperti davanti. Mi sento sola da avere il fiato corto, a volte, e allora penso che per fortuna che c'è Tori. Che poi alla fine le Tori che mi tengono compagnia sono due, dato che sto ascoltando da un po' l'ultimo cd della Amos, Abnormally Attracted to Sin, per prepararmi al concerto del 30 settembre. Niente altro da dire. Sono irrimediabilmente e a tempo indeterminato inadatta a qualsiasi contatto umano.

Si parla di Nostradamus, dell'anno 2012. Personalmente credo che la fine del mondo sia già iniziata. C'è qualcosa di profondamente sbagliato nell'aria.

Give

custard pie

rimuginato da franz , domenica 30 agosto 2009 21:37

Sì, certo... ovvio che sono tornata. Sono tornata da Londra, e poi ripartita per la New York abruzzese. Ripartita, dicevo, e poi tornata di nuovo. E non è finita, eh. Ho avuto la faccia tosta di stare fuori anche il week-end... un blitz a Sabaudia per il compleanno del genitore numero due. Sono tornata oggi, breve isterico preludio alla partenza per la Mostra del Cinema di Venezia. Sono una ragazza viziata.
Sto per dire una banalità: Londra è meravigliosa. I londinesi meno, ma potrei farci l'abitudine... in fondo anch'io sono una gran testa di cazzo acida come uno yogurt andato a male, se scavi un po'. Trovo che la città di suo puzzi parecchio (troppa moquette ovunque), ma non avevo mai respirato tanta libertà... in questo batte persino Parigi. Poi, seriamente... musei gratis. Sbav. L'ostello faceva un po' schifo (abbiamo ribattezzato il cesso comune: "il cubicolo della morte", a causa del clima tropicale, delle dimensioni piuttosto ristrette, nonché degli aromi tipici di tali luoghi, che, proprio a causa dei due motivi precedentemente citati, tendevano a ristagnare in modo preoccupante). La stanza aveva tre posti letto, e le varie "Fiona" (tutte sono state da noi ribattezzate col nome della prima compagna di stanza, la migliore che si potesse sperare di incontrare, santa Fiona 1!) che si sono succedute ci hanno offerto una nutrita serie di simpatici aneddoti da tramandare ai posteri. E non solo loro... in questo (in altre cose anche, ma in questo...!) i londinesi sono pieni di potenzialità, perciò avrei tonnellate di storie ESILARANTI da condividere. Dal muratore AEHM volevo dire l'architetto ubriaco, al fruttarolo di Archway, passando per mille altri simpatici soggetti. Ma ora proprio no. Una cosa è certa: a Londra ci sono troppi italiani. Serio. Troppi.
Pescara non fa schifo, dai. Anzi, è carina... sarà anche che mi ci sono tanto affezionata, comincio a perdere obiettività. Sono i pescaresi che tendenzialmente non mi vanno esattamente a genio (per quanto ci siano alcune eccezioni).
Sabaudia è fascista. Architettonicamente, intendo, e no: non è una novità. Sono stata alla piazza de L'amico di famiglia di Sorrentino... dove la Chiatti si esibisce (perché la nostra Miss Agro Pontino sa... BALLARE!) di fronte ad uno stuolo di uomini con la bava alla bocca... la piazza con la fontana, dove Bentivoglio si accende la sigaretta. In quella piazza lo scorso venerdì sera c'era ospite George Hilton, ed è stato proiettato La coda dello scorpione, un b-movie anni boh... fine '60-primi '70? L'ho trovato spisciosissimo.
Oggi valigia per Venezia. Sono stufa marcia di preparare valigie, lo confesso. Ma quando il Lido chiama non si può far altro che scondinzolare e precipitarsi. Carina questa, no? La migrazione dei cinefili verso quell'umidiccio e zanzaroso, magico lembo di terra circondato da acqua salata. Adoro. Poi insomma... le persone fanno la differenza. E una persona la fa più di tutte.
Vi annuncio che ho acquisito un vago colorito umano. Vago.
Faccio finta di preparare un paio di esami per settembre... avrò bisogno di mooolta fortuna.
Vi saluto. Arrivederci, a presto.

closer

rimuginato da franz , domenica 26 luglio 2009 17:37

Non sento l'esigenza di scrivere. Semplicemente, tengo fede all'intento prettamente diaristico di questo blog, che, pur essendo decisamente secondario, decido ora, perfettamente A BUFFO, di rispettare. Sarà che non trovo interesse nel rivomitarmi addosso le solite cose, al momento. Sarà che penso da farmi venire il mal di testa, come al solito, ma non ne scrivo. Sarà che vorrei parlare d'altro, scrivere altro, raccontare altro.

La sessione d'esami, dall'esito decisamente brillante, anzi direi sorprendentemente brillante (fatta eccezione per la conclusione, la mia solita personalissima ciliegina sulla torta: il tipico rinomato ben noto scivolone finale) si è conclusa ormai due settimane fa. Sono ufficialmente in vacanza, e tra qualche giorno partirò per la coolissima e appestata Londra. Mi dico che tanto le prendo tutte, quindi meglio che alzi le mani davanti al virus H1N1 e lo accolga senza troppi giri di parole, ma sotto sotto spero che il mio entusiasmo e i miei pensieri felici mi sottraggano al contagio. Nella valigia, che inizio ora a preparare, lascerò tanto spazio vuoto per assecondare in libertà l'eventuale shopping invasato, e la prima cosa che ci impilerò dentro saranno beauty case con 8 ettolitri di Amuchina (e subito sopra un quadernino ad anelli con copertina londinese plastificata, facente parte del kit da viaggio della perfetta grafomane). Pare che in questi giorni nella capitale britannica facciano 13°C... non ditemelo, non solo sto correndo a braccia aperte verso l'influenza, ma per farlo devo anche riesumare i maglioni di lana? Mr. Weather, trovo questo scherzetto decisamente fuori luogo, se lo lasci dire. Quasi quasi ringrazio la mia pigrizia cronica, che mesi fa mi ha trattenuta dal portare a termine il cambio di stagione. Ad ogni modo, andiamo verso il friu friu friu (non a villa du conde, o come cavolo si scrive XD), olè. Per cui, niente sandali col tacco da sturbo (recente godurioso acquisto), pare. E invece sì agli stivaletti pseudo-invernali di pelle con le fibbie, a questo punto.
Ho comprato la tinta color nero blu. Rinfrescherò il taglio punkettoso, ovvero spuntatina alla folta chioma riccia ormai a lunghezza spalle, e rasatura asimmetrica su nuca e lati (cronaca dettagliata in vista di un futuro di riletture lacrimose... sono certa che sorriderò di fronte a queste piccole follie frivole), e mi farò la tinta a casa, alla modica cifra di 9,90 euro. Voglio dire, stiamo andando a LONDRA, no???
Ascolto Nine Inch Nails in modo ossessivo/compulsivo. Non esiste nessuna colonna sonora al mondo più adatta a me ora. Il concerto è stato splendido, due ore da pelle d'oca, effetto defibrillatore. Piacevole sentirsi svuotati e allo stesso tempo così arricchiti.
La questione "amore" non la tocco, per un fatto sconcertantemente semplice: mi sono scoperta allergica alle banalità. Evidentemente non sono una scrittrice... non riesco a trovare modi originali che rendano anche vagamente la profondità di quello che provo e che sto vivendo. Mi sembra che tutto sia in continuo movimento, e scopro ogni giorno qualcosa di nuovo. Per questo non mi stanco mai di guardare. Non mi stanco mai di guardarti... tu non hai limiti, ed è una cosa che amo alla follia di te. Amo non sapere cosa succederà poi. Sì, cozza con la mia mania di programmare tutto e i miei vani tentativi di avere sempre tutto sotto controllo, ma qualche piccola contraddizione non inficerà la coerenza complessiva del mio essere me, no? O dovrei ammettere di essere incoerente. Un passo indietro... semmai sono complessa, via... insomma, tutto ha un senso, e non parlo di finalità quanto piuttosto di causalità (vs casualità).
Ooook. Torno alla valigia... e cerco di sradicare dalle mie fantasie la malata sovrapposizione dell'uomo delle consegne di Scrubs con Trent Reznor... colpa del look, delle scarpe in particolare, e forse anche della stazza.
Tu sei laggiù, io sono quassù: a presto per un arrivederci morbido e dolce, spero. Non riesco a smettere di pensarti. Cavolo. Pensami anche te, eh.
XD

closer

look both ways

rimuginato da franz , giovedì 2 luglio 2009 19:55

non abbiamo luce per illuminare 100 chilometri di strada
solo luce per il prossimo passo
e se lo faremo avremo luce per il passo che seguirà

da Look Both Ways, film esplicitamente consigliato dalla sottoscritta a chiunque ami seguire consigli (soprattutto di natura cinematografica).

p.s. trovo assurdo che da tre giorni alle 18 circa si scateni su Roma una specie di tempesta tropicale con pioggia torrenziale, grandine, tuoni e lampi. Mi ricorda troppo l'Amazzonia, ed è parecchio inquietante dato che siamo in Italia. Mi ricorda troppo The day after tomorrow.

mood: gocciolante.
the spy machine

danza maligna

rimuginato da franz , domenica 28 giugno 2009 11:02

Sono partiti, la casa è mia.
Coccolandomi con Azucena Maizani, avrei voglia di guardare un film qualsiasi di Almodóvar.

pain addiction: work in progress.

rimuginato da franz , martedì 16 giugno 2009 09:07

Cari telespettatori, infinitamente cari lettori, carissimi ascoltatori,
ebbene questo è un post il cui mero intento è quello di distrarre la sottoscritta dal dolore atroce che si ritrova inevitalmente a provare in seguito all'ESTIRPAZIONE degli ultimi due denti del giudizio che le erano rimasti in bocca. Dopo una ventina (quasi senza esagerazione) di iniezioni di anestesia (a quanto pare ho la stoffa del T-Rex) e qualche miliardo di punti(cini) di sutura, ho detto definitivamente addio al 28 e al 38, il pipistrello e la talpa fino a ieri affittuari del lato sinistro della mia cavità orale. Il pipistrello è stato un gioco da ragazzi... in pratica se n'è volato via. La talpa non voleva saperne, era rintanata sotto la gengiva, per cui è stato necessario squarciare e scavare, e poi adeguatamente ricucire. Ieri nel pomeriggio aspettavo con terrore il dissiparsi dei fumi anestetici, con 8 chili di ghiaccio pigiati sulla guancia. Quando l'anestesia se n'è infine andata, mi è parso di riuscire a sentirli tutti, uno per uno, quei punticini di sutura... una linea scavata pulsante e infuocata. Non ricordavo facesse così male, davvero. A pensarci mi veniva quasi da ridere, mi sarei presa a martellate la testa. Ho guardato/riguardato puntate di Decameron... la provvidenzialità di Luttazzi: innegabile. Ad ogni modo, continuando a far uso del già citato ghiaccio, costretta ad ingoiare litrozzi di sangue a poco a poco ("evitare di sputare, sciacquare, succhiare il giorno dell'intervento" - e con tre semplici parole ti viene proibito di fare mooolte splendide cosette), con estrema fatica e sofferenza ad ogni fatale momento di deglutizione, ho iniziato piuttosto a chiedermi quando sarebbe comparso il tanto atteso effetto Marlon. La risposta è prontamente arrivata stamattina al risveglio, dopo una notte di sonno paragonabile allo stato comatoso, una notte, con mia immensa gioia e sorpresa, rivelatasi inaspettatamente rilassante. E' meraviglioso sapere con certezza che ogni cosa passa, che tutto cambia continuamente, sìsì. Adesso mi ci sparerei, in bocca. Ma insomma, via, cerchiamo di seguire qualche consiglio intrigante e concentriamoci su questo dolore, così pieno e succoso, svisceriamolo, respiriamolo, diamogli affetto e attenzione, diamogli passione. Flash. Io e la mia autorità, ovviamente: plurale maiestatis.
Dopo uno splendido week-end ai limiti del paranormale, ricatapultata nella cruda realtà dalla poltrona del dentista.
Succede.
Ora mi consegno armi e bagagli agli sciacqui di acqua tiepida e sale. Marlon sarebbe orgoglioso di me.

the passenger

rimuginato da franz , giovedì 11 giugno 2009 21:10

Inglese [lettori], Antropologia e Arabo parte I - Lo scritto (asd) sono andati... adesso week-end di sole e amore. La fase "se-mi-fermo-anche-solo-un-secondo-mi addormento-e-muoio" ha toccato picchi di intensità inaudita... ora mi permetto il lusso di scaldare nel mio palpitante cuoricino il pensiero di qualche giorno senza orologio e senza must. E senza quella nostalgia.
Adoro fare regali speciali (???) per persone speciali.
Ah, e ci sono i biglietti per Londra. C'è anche l'ostello, centrale da far schifo - io e Vale compiaciutissime, ai confini della decenza. Ora reset reset reset.
Questo caldo mi fa impazzire di felicità. Mi sento schifosamente UP. Olè.
=)

p.s. sì, lo so... non ho detto assolutamente NULLA. Capita ^___^

... o magari ho detto qualcosa? O_O
Ok, la pianto. Qui. E, giuro, le do acqua.
XD

the hill

rimuginato da franz , lunedì 1 giugno 2009 13:16

Piove, e mi viene da piangere. Forse oggi andrò da Feltrinelli, o forse prenderò la macchina e me ne andrò al cimitero. O magari resterò a casa da sola, a sprecare tempo fissandolo scorrere sulle lancette di secondo in secondo, come se non avessi una lista inesauribile di cose da fare. Accanto al letto giornali internazionali in inglese lasciati per terra in una pila disordinata, di tanto in tanto ne sfoglio uno, e mi prende lo sconforto... siamo un enigma che lascia esterrefatti e inorriditi, siamo lo zimbello di tutti. Il caos regna in questa stanza. Gli oggetti se ne stanno accatastati qua e là, senza senso. Dentro la cassa toracica ho qualcosa come una piccola candela di malinconia, accesa... lentamente brucia tutto l'ossigeno, e mi lascia senza fiato. Questo lunedì grigio e triste sull'orlo delle lacrime sarà duro a morire, anche se io ci provo ad afferrare le armi giuste. C'è una possibilità che la mia vocazione sia all'incirca trovare sempre nuovi modi per essere infelice. La musica allegra oggi non è ammessa. La cosa peggiore è che un motivo non c'è. Sono metereopatica, sì, ed è stupido. Ma una chiave deve pur esserci, e forse è quello stesso motore che muove la mia rabbia costante e silenziosa, quella che non so raccontare mai a nessuno. Ieri sera quella foto di te da piccolo, gli occhi da pazzo e il sorriso felice, e oggi non sono nient'altro, so essere solo la nostalgia di te. Oggi sono te: morta.

something I can never have

rimuginato da franz , mercoledì 20 maggio 2009 13:26

Il 22 luglio i Nine Inch Nails saranno a Roma, così ascolto a loop With Teeth, The Fragile, Pretty Hate Machine, Ghosts I-IV (The Downward Spiral devo ancora procurarmelo). La sola idea di Trent Reznor su un palco alla perfetta distanza dalle mie orecchie mi manda in visibilio, per questo i biglietti per l'evento già mi guardano dalla mensola sopra il pc.
Fa caldo, ed amo amo amo questo sole che si appiccica alla pelle e quasi toglie il respiro.
Si prevede stress a go go causa inizio della sessione d'esami, precisamente lo scorso lunedì.
Oggi in particolare, penso che odio aver ragione.

kiss the rain

rimuginato da franz , giovedì 7 maggio 2009 22:54

La riproduzione casuale di iTunes ha il potere di farmi a pezzi. Parte una canzone a caso, così, senza preavviso, e la nostalgia quasi mi soffoca. Resto sempre allibita di fronte alla magia della musica... incantata. Ritrovarsi di punto in bianco immersi in ricordi fino a pochi istanti prima seppelliti sotto ettolitri di acqua, riaffiorati all'improvviso così, per un minuscolo insignificante input... sorrido. La nostalgia mi divora, ma proprio non so fare a meno di sorridere.

E' vero, probabilmente ho usato fin troppo spesso la parola "genio" impropriamente. Ma ecco, David Foster Wallace è veramente geniale. Sì, sempre i migliori... non è un caso. Sospiri, e un groppo in gola.

Riscopro Supposed Former Infatuation Junkie con le lacrime agli occhi. Che profondità... riscoprire il passato, rileggerlo, è qualcosa di dolce e denso.

Solo chiacchiere. Gli occhi mi bruciano talmente che non riesco più a tenerli aperti.

Buonanotte.

tempo e pace

rimuginato da franz , domenica 3 maggio 2009 11:23

Il suo studio, lo studio di quello che le interessa e le piace, è uno studio di passione, che in quanto tale permette il massimo rendimento col minimo sforzo. Quello studio è l'amore che prova per il mondo. L'unica pecca è che non ci sono testimoni, che non esiste uno percorso di studi così folle vario e sconclusionato. Nessuno le darà un voto, le farà complimenti. Non ci sarà il nero su bianco di un pezzo di carta. Ma è davvero così importante?
Crede di aver capito molte cose, di aver scoperto molte cose, e questo sentire ora è la cosa che più conta. Per questo la musica esce dalle casse, le faccende si sbrigano sotto le sue mani, i pensieri sciabordano nella scatola cranica. Ha acceso le candele, e l'incenso. La stanza si profuma velocemente, si accende di colori delicati.
Questa fame senza fine è una maledizione sublime, e un motore.
Non è il momento di chiedere cosa effettivamente si è e cosa non si è. E' ora di sperimentare. Con la calma placida di chi non riesce a vedere la fine della strada che sta percorrendo, e non ha motivo di pensare che la fine esista.

citazione

rimuginato da franz , mercoledì 29 aprile 2009 21:49

" Uno si mette a scrivere perché non è stato capace di picchiare un autista che l'ha reso ridicolo, perché non ha fracassato i piatti in un ristorante, perché non ha affrontato un poliziotto fuori di testa che insultava la sua ragazza, perché non ha detto a sua madre quanto l'amava e la detestava, perché non ha sputato in faccia ad un professore che diceva che la Terra è rotonda, perché si è fatto fregare il posto nella fila per il cinema, perché non ha arte né parte, perché pensa che è un modo facile di diventare famoso e fare i soldi, perché se lo fanno buffoni come Garcìa Màrquez e Mutis può farlo anche lui, perché con i numeri non ci sa fare, perché non vuole fare né il medico né l'avvocato, perché è incazzato, perché odia la gente e vuole insultarla.
Uno si mette a scrivere perché una ragazza carina gli ha detto che le piacevano gli scrittori, perché ha bisogno di un alibi per non lavorare, perché lo fa sentire superiore, perché ha letto un paio di romanzi sul Far West e vuole entrare in concorrenza, perché è un cowboy senza cavallo, perché lo fanno scribacchini come Vargas Llosa, perché non ha voce, perché non ha senso del ritmo, perché è stufo di farsi le seghe, perché vuole portarsi a letto una donna ma non c'è verso, perché pensa di avere qualcosa da dire, perché scopre che le ragazze carine dicono che gli scrittori sono teneri ma poi escono con i mafiosi, perché non gli lasciano mettere le mani addosso alle reginette di bellezza, perché è magro come un chiodo e non c'è niente da fare, perché ha paura di morire senza essersi scopato una ragazza carina, perché se uno stronzo ipocrita come Vargas Llosa scrive può farlo chiunque, perché sa che perde il suo tempo, perché invidia quelle bertucce che appaiono in tivù e guadagnano milioni, perché in mancanza di meglio vuole essere come Bukowski.
Uno si mette a scrivere perché non sa tirare di boxe e non ha fegato, perché ha i denti storti e non può sorridere come vorrebbe, perché per gli impotenti d'ogni sorta non c'è altra strada, perché tutti i brutti sono scrittori o assassini e lui non è capace di far male a una mosca, perché scrivere lo fa sentire importante, perché per essere chiamati scrittori non c'è bisogno di scrivere bene e per essere chiamati figli di puttana fa lo stesso se si ha una madre che è una santa, perchè ha paura di andare alla deriva senza far nulla, perché non può bere ogni sera, perché ama Dio ma odia le associazioni senza fini di lucro, perché non ha una ragazza, perché non ci sono emozioni ma insulti, perché a casa sua non c'è la televisione e la radio si è rotta, perché la moglie del vicino è un bonbon, perché ha paura di restare calvo e per questo evita gli specchi. Uno si mette a scrivere perché non osa rapinare un supermercato, perché ama una donna e lei è la fidanzata del gallo del quartiere, perché non ci sono abbastanza riviste porno, perché vuol fare qualcos'altro oltre a cagare e masturbarsi, perché non è il gallo del quartiere e non è neppure il più forte o il più spiritoso, perché non è niente di niente, perché non vale un cazzo, perché se esce di casa lo fanno a pezzi, perchè sua madre urla tutto il tempo, perché non ci sono né illusioni né luce alla fine del tunnel, perché la sua mente vola basso e non sarà mai un altro Cioran, perché non ha il coraggio di saltare, perché non vuole la moglie brutta che si merita, perché ha paura di morire senza avere assaggiato un bel culetto, perché non ha padre né amici né fortuna, perché non sa sputare come Clint Eastwood, perché rimane impantanato tra un'intenzione e l'altra, perché c'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo.
Il bello è che scrivere non serve a nulla di ciò che uno vuole. Scrivere è un limite, un dolore, un difetto in più. Il bello è che dopo averlo fatto stai malissimo. Niente è cambiato, tutto rimane al suo posto (tranne i tuoi fottuti capelli), Pelè non torna in campo. Il brutto è che scrivi e Pambelè va al tappeto steso da un gringo, un gringo maledetto che è stato dentro per aver picchiato sua madre. Il brutto è che Pambelè non è la madre del gringo e - per quanto tu scriva - rimane al tappeto. Il bello è che scrivi e continui a sognare la moglie del vicino, sogni di afferrarla per le orecchie e darle una bella ripassata. Il brutto è che scrivere non ti guarisce dagli impulsi assassini, che rapinare un supermercato rimane il tuo obiettivo impossibile. Il brutto è che desideri ancora un amore indimenticabile. Il bello è che scrivere è un altro modo di cagare e masturbarsi. Il brutto è che leggi grandi autori ma solo Bukowski ti rimane. Il brutto è che un giorno la ragazza carina viene a sapere che scrivi e lo stesso non si lascia scopare a morte. Il brutto è che scrivere serve a tutto quello che tu non vuoi.
"Ciao mamma."
"OH, MIO DIO, Rep, hai le scarpe SPORCHE DI CACCA."
"Non urlare, pulisco il pavimento."
"TOGLITI DI LI', TORNA DA DOVE SEI VENUTO"
"Va bene, mamma, ma non urlare."
"NON STO URLANDO." "

da C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo
di Efraim Medina Reyes

blu

rimuginato da franz , lunedì 27 aprile 2009 15:55

Schizofrenia? Il mondo cambia radicalmente (solo nei colori) a velocità vertiginosa sotto i miei occhi. Mi sento come una manciata di piume in balia di una corrente di euforie e malumori travolgenti: un pezzo va qui, l'altro là, e afferrarli e ricomporli è impossibile.
Per dire. Scendo dal treno canticchiando Cat Stevens e tutto mi sembra possibile. Neanche un'ora dopo mi lascio trasportare dalle scale mobili con Idioteque nelle orecchie e sono una non-morta sull'orlo del non-suicidio. E un intervallo di un'ora non sfiora neanche lontanamente il tempo che intercorre fin troppo spesso tra i miei picchi di up e down umorali. Spa ven to so.
C'è una costante, però, almeno in questi ultimi giorni, in grado di rendermi vagamente orgogliosa: l'auto-controllo. Non che mi riesca di non palesare il mio mood, non sia mai detto... purtroppo. Ma riesco a contenermi... a darmi più o meno la forma che voglio senza tradire il contenuto. E, cosa a dir poco meravigliosa, sono riuscita/riesco a fare tutto comunque. Impartisco ordini al mio corpo, e il mio corpo obbedisce, anche se si tratta di azioni tutt'altro che sentite, anche se si tratta di azioni pesanti o scomode. Tipo uscire di casa per andare a lezione stamattina. Tipo sbrigare le faccende di casa quando vorrei solo tirar giù le serrande e infilarmi sotto le coperte. Tipo studiare o leggere o guardare un film quando vorrei prendere a pugni il muro. Sento chiaramente di avere il controllo di me stessa. Esaltante, quasi. Scommetto che non durerà ancora per molto.
I giorni passano, e voglio ucciderti. Magari non proprio ucciderti, ma farti molto male sì. Ho dentro una rabbia possente che a tratti sfuma nell'avvilimento e nella delusione, temperandosi poi di nuovo puntualmente in feroce istinto omicida. I giorni passano in un silenzio carico di urla assatanate. Quando potrò vederti, e parlarti, mi sentirò meglio. Chissà se si può dire lo stesso di te.

Ieri sera concerto degli Elettronoir. Ho avvertito le potenzialità di quell'ora e più di musica, le ho sfiorate con le dita. Ma niente di più. Ero avvolta da una spessa coperta di fredda malinconia, e il vuoto mi ha fatto visita. Ho ringraziato me stessa per essere uscita coi tacchi in occasione di una simile serata (vie lastricate di sampietrini e concerto in piedi): sono riuscita a provare una nuova meravigliosa qualità di dolore, modellata così perfettamente sul mio mood di quel secondo (malcelata disperazione), da permettermi in quel preciso momento di sentirmi meglio. Avevo i tacchi e la minigonna. Speravo sarei riuscita a sentirmi bella, di fatto ho finito col sentirmi sola. Sola da soffocare. Sola da vomitare. Che idiozia. Neanche la musica mi ha salvata, eppure Georgia ha una voce trascendentale sul serio, e il gruppo spacca. Sicuramente ero troppo lontana per ascoltare fino in fondo.
Stanotte sogni terribili. Sì, stamattina ero davvero orgogliosa di me, china per allacciarmi le scarpe in procinto di uscire com'ero, nonostante tutto.
Questo silenzio è assordante. Se non succede presto qualcosa, finirò col diventare sorda.

Basta aspettare Godot! Me ne vado.

rimuginato da franz , sabato 25 aprile 2009 13:00

Leggo C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo, di Efraim Medina Reyes.
Calpesto la terra dura e rinsecchita già calpestata infinte volte da altri, e guardandola mi convinco di riuscire a far crescere il verde persino lì, dove proprio non ti immagineresti mai di vederlo spuntare. Guardo il suolo arido e ci vedo tante cose... riesco persino ad immaginare quel germoglio, dalla bellezza e fragilità sconcertanti, fare timidamente capolino dalla polvere. Qualcuno ha pensato di avanzare ipotesi: Qualcosa è cambiato: hai delle prospettive.
E' vero. Ho sentito bussare alla mia porta, e quando l'ho aperta il pacchetto delle possibilità era lì, ad aspettarmi sullo zerbino sporco.
Forse ho passato la fase accidiosa, che oramai si protraeva da anni. Ora sono nella fase isterica/invasata/iperattiva. In altre parole, non riesco a fermarmi.
Non solo voglio fare molte cose, che anche soltanto ad elencarle ci si mette una vita, ma voglio persino farle bene. Partendo dai piccoli doveri quotidiani, passando per le scadenze a breve termine, fino ad inserire uno dopo l'altro i tasselli di un progetto più ampio, il mio progetto di eternità, il mio progetto di vita. Un progetto di volontà.
Ora in qualsiasi momento mi guarderai, starò facendo qualcosa.
Starò studiando, e studiando seriamente. Perché che senso ha essere iscritti all'università senza la volontà di conoscere davvero qualcosa? Di poter dire: Sì, di questo so parlarti, e so farlo perché ci ho studiato sopra... sono competente in materia, non parlo per sentito dire, riciclando parole smozzicate da altri, non apro la bocca solo per darle fiato.
Starò leggendo, in qualsiasi momento morto. Perché è una cosa che amo, e che non ho mai il tempo di fare quanto vorrei. Quindi dai una sbirciatina a me in metro, alla fermata dell'autobus, nella sala d'attesa del dentista. Mi vedrai leggere. Il più delle volte con le cuffiette nelle orecchie, perché la musica è un'altra delle cose che amo di più.
Ho iniziato a portare il moleskine sempre con me per davvero, perché troppe sono state nel tempo le idee annegate nel nulla, e perché dovrò scoprire veramente se so scrivere o no, se ho le giuste innate qualità, se posso davvero definirmi un soggetto creativo... in quanto, se così non fosse, beh... dovrò farmene una ragione ed iniziare a pensare a qualcos'altro.
Guardami spulciare ogni giorno i siti di annunci di lavoro, guardami scappocciare sulla compilazione di un adeguato e sufficientemente veritiero e insieme valorizzante curriculum vitae. Perché il mio sogno più grande è viaggiare. Partire. Immergermi in realtà diverse, lontane, respirarle in profondità, farle mie. Perché il mio sogno è la ricchezza, la ricchezza dei pensieri, delle parole, delle conoscenze, delle esperienze, dei sapori dei suoni degli odori, la profondità, l'acutezza, la bellezza e l'energia. Una ricchezza culturale, una ricchezza umana, la più appagante in assoluto. Perché il mio sogno è essere me.
Guardami, amore mio. Ho sempre avuto troppi sogni, e troppa paura di muovermi per realizzarli. Ma ora voglio davvero ricordarmi di respirare, perché in apnea non c'è speranza. Perché davvero non c'è niente da temere, se non la paura stessa.
Ora non sono più nell'anticamera di tutto. Ora sono nel tutto. Questo è il luogo preciso della vita. E ti voglio accanto. Ti voglio come non ho mai voluto nessuno. Incantevole, e Strade inquiete.
Te lo dirò quando tornerai.

uno sfogo infantile, col vostro permesso

rimuginato da franz , lunedì 20 aprile 2009 16:40

Inizio melodramma:
E' la storia della mia vita: le persone partono e franz resta a casa.
Partire significa molte cose, restare significa molte cose.
Questo è uno di quei momenti in cui la frustrazione quasi mi strangola, e riesco a vedere chiaramente. Che un giorno come gli altri mi sveglierò, e sarò vecchia. Sarò sempre me, sempre la stessa, eppure guardandomi allo specchio non saprò riconoscermi. Proverò orrore.
E un giorno, un giorno come gli altri, io morirò, senza aver capito un cazzo, senza aver fatto un cazzo. Nessun senso.
E ora so fare un'unica cosa idiota molto da me: piangere. Prendermi a pugni, senza avere il coraggio di fare di meglio. Ascoltare musica incazzata ad un volume paurosamente vicino al limite di sopportazione delle piccole casse del mio pc.
Non c'è niente da fare, e non c'è niente da dire. Nuotando tra i timori e l'inettitudine, qui il cambiamento non esiste, e la speranza è morta. Non so rassegnarmi al fatto di essere nessuno. A non avere nessun talento. Non ho ancora imparato a recitare bene la mia parte. Non riesco a ficcarmelo in testa, che sono un numero. Che mi confondo in mezzo a tutti gli altri, e sono proprio come tutti gli altri.
Ma sì, franz. Stai serena. In fondo, devi solo tapparti il naso un altro po'. Fino a che... non lo so. Ma tu aspetta. Ingoia. Finché non ti cade una tegola in testa. O finché non ti risveglierai morta.
Fine melodramma.

Tacque.

rimuginato da franz , giovedì 9 aprile 2009 16:12

La parole sfrigolano e cadono morte come insetti nel fornellino elettrico. Il loro valore è colato a picco: al momento tocca il minimo storico dello 0,0001%. Di notte nei sogni si scatena la follia, di giorno le emozioni si rimescolano, e accecano, intorbidiscono la visione, intorpidiscono i pensieri. Il silenzio è l'unica cura possibile. Il silenzio è l'ultima strada.

Per l'Abruzzo

rimuginato da franz , mercoledì 8 aprile 2009 12:54

Silenzio commosso, ansia febbrile e frustrazione soffocante.

franz chiusa in casa a causa di un'influenza devastante.

the forbidden step

rimuginato da franz , domenica 5 aprile 2009 17:46

C'è il sole, e sono felice, perché credevo di averti perso e invece ti ho ritrovato. E l'ho già detto, ma lo ridico: fuori c'è il sole... fa caldo, oggi. Fa caldo che sembra estate. La mia pelle sa di te.

L'après midi, e troppe coincidenze, ultimamente. C'è qualcosa di più bello del sole sulle braccia, la musica nelle orecchie e una lunga, lunga strada davanti... di cui non si riesce a vedere la fine?

just like you imagined

rimuginato da franz , martedì 31 marzo 2009 20:26

Ascolto ossessivamente Never be the same again e sono di nuovo bambina. Non c'è un significato nascosto, un messaggio implicito... non voglio dire assolutamente nulla, con questo. Con il nome della canzone, dico. Perché qui le teste rotolano.

Mi sento sola di quella solitudine che si prova quando si viene respinti in modo deciso da tutto quello che c'è intorno, da tutte le realtà su cui si era affacciati mordicchiandosi il labbro inferiore con aria speranzosa. Mi sento questo: respinta. Inadatta. Incompatibile. Non sarò mai parte di qualcosa. Non sono speciale, proprio no. Come dirlo alla bambina che c'è in me? Non vuole ascoltare, si tappa le orecchie con le dita. Non le piace sentirsi fuori, ai margini. Sull'orlo di.

Vorrei urlare, ma resto in silenzio.

the fragile

rimuginato da franz , lunedì 30 marzo 2009 10:29

Mi sono scoppiati i capillari. Sul viso, negli occhi. Per giorni mio fratello ha evitato di guardarmici, negli occhi. Si è scusato dicendo che gli mettevo paura. Un film horror.

Il sangue si sta riassorbendo, ora. Ma io continuo a sentirmi esplosa, come i capillari. Qualche ferita si spalanca sulle braccia lacerando la pelle e sanguinando a lungo, lentamente. Altre restano nascoste agli occhi, sono il segno lasciato dagli organi interni contro le pareti di me, schizzi di sangue su muri bianchi e ruvidi. E' solo un'immagine. La distruzione è lenta, silenziosa, inafferrabile. Cammino per la casa a piedi nudi, mi siedo davanti allo schermo in mutande e canottiera. Non è estate per davvero, fa ancora freddo, ed io ho freddo. Ma non mi vestirò.

La solitudine non è mai stata un cappio così stretto. O forse lo è stata, ma l'asprezza del momento presente vince sulla vaghezza di ogni possibile ricordo addolcito dal tempo. La musica sa lenire, franz sa solo starnutirci su. E' un film horror, ma non di quelli con i buoni e i cattivi. Non ci sono vittime innocenti, non ci sono carnefici diabolici e sovrumani. Siamo tutti buoni e cattivi, ovvio e scontato no? Inoltre, potrebbe anche non finire mai, o avere una fine difficile da etichettare. Sì, mi sono stufata di etichettare tutto. Non c'è spazio per la scienza, qui, ora, non c'è spazio per la catalogazione, per l'ordine. E lo so, è un mio limite. Sono limitata, fallibile, ingenua, meschina. Non sono migliore di nessuno, sono esattamente come tutti gli altri. Forse avrò quel che mi merito, o forse il mondo semplicemente funziona in un modo così amaramente bizzarro per cui nessuno finisce con l'avere mai ciò che si merita.

Avevo iniziato a scrivere in un vago barlume di lucidità, sperando di mettere un numeretto sulle cose, sperando di arrivare alla fine di un discorso. Ma ora tutto è caotico come al risveglio, non so stare dietro ai pensieri, la vacuità permea ogni cosa. Di fatto, ho iniziato un discorso che non finirò. Non so stare dentro me stessa. Che cazzo mi succede?

Distorscion II

rimuginato da franz , domenica 15 marzo 2009 15:50

Caviglia distorta, di nuovo.
Potrei iniziare a considerarla una sorta di tradizione primaverile... il mio modo di salutare il cambio di stagione, enthusiastically, come direbbe la mia lettrice d'inglese, con la bocca piena della consueta ironia.
Meno dolore e meno complicazioni stavolta, o almeno così pare. E' bastato uno stupido marciapiede inclinato e bitorzoluto, stavolta. All'angolo di strada dove c'è l'agenzia funebre (proprio della serie "cotta e mangiata"). Il tutore puzzoso mi permette di zoppicare in giro per casa, con esasperante lentezza ed estrema fatica.
Ma insomma. La casa del sonno di Jonathan Coe, divorato in troppo poco tempo, mi ha fatto riscoprire il piacere di leggere, per cui mi sento tutto sommato piena di entusiasmo ogni volta che butto l'occhio sulla pila di libri in lista d'attesa sulla mensola sopra il pc (vorrei poter assecondare l'immaginario comune, ma non ho un comodino degno di questo nome).
Sono di nuovo in prigione, dietro le sbarre di casa. Ma ho tante cose da fare, studiare leggere guardare film farmi pippe sul futuro e sull'esistenza, quindi. Il contatto umano pare secondario, al momento. A tratti mi ci sento, schifosamente sola. Solo che sono davvero impegnata, laboriosamente industriosamente maniacalmente presa in altre cose, quindi mi schiarisco la gola, tiro su col naso e passo (zoppicando) oltre.
Ah... e volevo dire che me ne scuso, sia chiaro eh, ma a me Galimberti piace. Mi quadra assai, mi ci ritrovo assai.
Valutavo tra me e me che qualcuno potrebbe trovare discutibilmente corretto l'uso della punteggiatura nei miei post. Fino a prova contraria, lo so dove vanno le virgole. Mi appello alla licenza poetica, e ribadisco che ogni scelta è ponderata. Dovete leggere tutto d'un fiato, senza pause, dove le virgole non ci sono. E infilare il silenzio là dove i punti cadono, anche se li trovate inappropriati. E, cavolo, il fatto che io stia qui a spiegarlo mi suona come l'ennesima sconfitta.
Ho avuto la mia dose di abbattimento, vado a tirarmi su.

senza titolo

rimuginato da franz , lunedì 9 marzo 2009 19:49

Questo blog è il mio cesso, la mia latrina. Ci vomito dentro ogni volta che impazzisco, è il ricettacolo di quanto di più rivoltante e disgustoso c'è in me.
A volte mi dà fastidio solo pensare che esista. Una scatola che deve restare chiusa.
E sì, mi faccio un sacco di domande su di me, sulle decisioni che prendo, su ciò che penso e ciò che alla fine faccio o non faccio, di solito dopo aver a lungo rimuginato.
Ma a volte il solo pensiero di venire qui e riempire questa casella bianca e vuota di parole inutili mi fa venire il voltastomaco. A volte, vorrei avere il coraggio di cliccare su Elimina, e basta. Più probabilmente, finirà che eviterò accuratamente di passare da qui, per giorni, settimane. Finché non impazzirò di nuovo, finché la mia follia non sarà matura abbastanza da condensarsi in parole sputate sullo schermo, battendo istericamente sui tasti di una tastiera scassata, lettera dopo lettera, inevitabilmente.

incomplete

rimuginato da franz , lunedì 2 marzo 2009 10:51

Parlare.
Ma di cosa? Del concerto di Caparezza, ok, iniziamo da qui, un cenno brevissimo.
E' stato memorabile... reso ancora più indimenticabile dal fatto che, per come si erano messe le cose (biglietti finiti, botteghino chiuso), entrare sembrava ormai una possibilità remota, più di veder comparire maiali volanti nel cielo nero sopra l'Atlantico e il suo tendone. Invece la nostra perseveranza è stata infine ricompensata, e il concerto l'abbiamo visto zero per la lontananza dal palco unita all'inquietantemente alta incidenza di esseri umani sopra il metro e 70 stipati proprio davanti a noi, ma un concerto più che visto andrebbe ascoltato (anche se quello del Capa è sempre più uno show che un normale concerto), e noi l'abbiamo ascoltato, sì, con gli occhietti sbrilluccicanti di entusiasmo. Michele Salvemini è un piccolo genio di esuberanza e acutezza commoventi. Abbiamo riso, cantato, saltellato, secernendo sudore a manetta e restando presto senza voce. Ad un passo dal collasso su Abiura di me *_*
Il dopo concerto... quello è stato caldo e dolce.
Dopo la traversata Monte Mario-Eur A/R, nella Clio, alla guida: ME, mi sento DDDDIO. Ormai posso andare all'incirca ovunque.

L'assenza prolungata di sonno ha l'effetto di una sostanza stupefacente. Realtà altra. Percezioni distorte. Non soffro d'insonnia, ma esprimo solidarietà per chiunque faccia parte della schiera dei nottambuli.

Oggi mi sento strana. Le lezioni sono ricominciate, ma sono rimasta a casa a dormire, ritagliandomi un ultimo giorno fuori dal tempo, per regalarmi almeno altre 24 ore di vago relax tra la fine della sessione d'esami (dagli esiti accettabilmente brillanti) e l'inizio della solita routine. Mi sento strana, dicevo. Mi sento molto sola. La stanza è un delirio, un porcile, direbbe qualcuno. Ascolto musica random, e leggo avidamente Umberto Galimberti... una lettura utile e fruttuosa per questa me di ora. Voglio indagare i meandri dell'animo umano, scandagliare nei recessi, infilarmi nei buchi, illuminare gli angoli bui. Non ho paura di scoprire scomode verità. Voglio solo sapere. Ascoltare tutte quelle piccole rivelazioni che rientreranno di volta in volta nella sfera delle mie possibilità di comprensione, un passetto dopo l'altro. E mi sento sola, e immersa. E da un certo punto di vista, non potrei stare meglio di così. Non cinismo, ma realismo. Crudezza. Consapevolezza. Ho tra le mani il globo infuocato e palpitante delle infinite possibilità, mi sento potente, quasi onnipotente. Come se ancora tutto fosse da fare, e il tempo per agire e pensare fosse infinito. Amo visceralmente sentirmi così.

Non l'immobilità, ma il movimento.

Devo solo rassegnarmi al fatto di non poter essere perfetta.
Ignorare il vuoto.
Oppure, la meta irraggiungibile: superare la dicotomia Bene/Male, nella mente che ha realizzato la Vacuità... sì, insomma, mi è piaciuto l'esame di Storia delle Religioni.

Ora andrò a sfoltire la lista di cose da fare. E dato che, pensiero, io non ho più parole, resterò in silenzio, per la gioia di chiunque mi trovi logorroica.

Cheppalle questo blog. Shhhhhhhhhhh.

dando un prezzo ad ogni vuoto che ho dentro

rimuginato da franz , mercoledì 18 febbraio 2009 17:35

Ebbene, siamo qua.
Mi gira un po' la testa... da ieri ho qualche vertigine dovuta senz'altro ad un colpo di freddo. Sì, fa davvero freddo, ma oggi la maglietta e il maglione mi bastano. E' strano, ma la lampada sulla mia scrivania emana una luce più calda del solito.
Succhio un cubetto di cioccolato fondente, davanti a me un tè fumante alla vaniglia.
Ascolto gli Elettronoir in modo ossessivo-compulsivo. Mi lego i capelli.
Si va avanti.

Rudra

rimuginato da franz , giovedì 12 febbraio 2009 13:00

scatto di Luca, mio stimabile precisino rompiscatole fratello.

wet and rusting

rimuginato da franz , venerdì 6 febbraio 2009 15:36

E' questo vuoto, che a volte si riapre dentro di me.
E il main theme di Requiem for a dream stuzzica taglietti e ferite, spalanca porte. Tra qualche giorno avrò il mio 21esimo anno di età in tasca, tutto intero, a impicciarmi quando cammino.
Questo vuoto è alimentato da qualcosa di folle, per cui parlare è inutile.
Ormai sono nata, non mi resta che vivere. Ma, ecco, a volte andare avanti con l'aria tra le mani mi sembra così doloroso, così crudele. Ho pensato che niente può avere un senso se tanto tutti moriremo, e bla bla. Ma a ben pensarci semmai è il contrario... come potrebbe una vita avere senso se non fosse compiuta, se non finisse mai? Invece è un'opera finita... quindi è persino possibile che sia un capolavoro. Forse devo solo leggere più libri, ascoltare più musica, guardare più film, avere insomma più solide basi empiriche, e parallelamente essere più preparata sul contesto storico sociale culturale, studiare di più al riguardo, per interpretare in modo soddisfacente l'opera nel suo complesso, trovare un maledettissimo barlume di senso. Un'opera sublime (atroce e splendida), impenetrabile, folle, lontana. Ah no, anche qui c'è la fregatura. Perché se parlo di opera, a qualcuno verrà sicuramente in mente di tirare in ballo dio, ed è proprio l'ultima cosa che vorrei fare, tirare in ballo dio. Se esiste, che vada pure a farsi fottere.
Da martedì prossimo, Rudra sarà l'unico dio. Un altro tatuaggio, per la parte oscura di me. Io sarò il mio unico dio. Io così schifosamente umana, e fallibile, e impiastricciata di muco e lacrime, meravigliosa e disperata, poetica e infantile, sboccata e geniale.
E' veramente una maledizione terribile nascere umani, con questa inutile consapevolezza. Del tempo che passa, del mondo che cambia sotto gli occhi, della morte di ciò che respira, delle domande senza risposta. Questa violenza gratuita.

l'albero della vita

rimuginato da franz , venerdì 9 gennaio 2009 12:23

In metro, in piedi. Sto tornando da una mattiniera lezione di arabo.
Ecco, Ottaviano... io scendo alla prossima. L'i-pod sceglie per me La Lira di Narciso dei Marlene Kuntz.
Poi qualcosa mi sconvolge. Si fa strada attraverso le narici, solleticando i peli del naso mi arriva dritto al cervello: un odore conosciuto. Non riesco a decifrarlo subito. Un punto interrogativo stampato in faccia, finché dopo qualche secondo non capisco. Stupore!
E' l'odore del dopobarba di mio nonno. E' preciso, chiarissimo. Proviene dal tizio grassottello con giacca a vento, occhiali da sole, ombrello in mano. I capelli grigiastri sono pettinati all'indietro, il naso è piatto, un po' schiacciato, le labbra sottili. Avrà tra i 50 e i 60 anni.
Quell'uomo no, non è mio nonno.
E vai con la spremuta d'occhi, direbbe Chuck.
Perché mio nonno è morto. La Vigilia di quest'ultimo, innavvertito, silenzioso, mogio Natale.
Non c'è molto da dire. Insomma, la morte e bla bla bla. Non c'è. Davvero. Un cazzo. Da dire. Quindi tacete anche voi, sì? Bene.
Curioso però l'impatto degli odori su di me, stimolo e nutrimento della mia nostalgia, così spesso... quante volte mi è capitato di sentire all'angolo della strada l'odore di Simone, così chiaramente. E allora aspiravo avidamente, sperando di riuscire ad appropriarmi di ogni minuscola briciola di quel paradiso ad occhi chiusi, per un istante, archiviarlo nel mio cervello con una splendida luccicante etichetta, così da poter riaprire il cassetto secondo i miei desideri, e lambire la nostalgia e il dolore, lenirli nei momenti più disperati.
Ma.
Illusioni, suggestioni, poco altro.

Ieri ho visto The Fountain di Darren Aronofsky. Sì, quel film così meravigliosamente romantico, struggente, visionario. In realtà, ultimamente ho visto tutti i film di Aronofsky, e posso ormai dire con piena cognizione di causa di amarlo alla follia. Mi fanno sentire viva. Pulsante, e viva, rimuginante e viva. Questo è ciò che mi appassiona, perché non c'è fatica, non c'è dovere, ma solo piacere, e godimento, e intensità. Ma non è una passione produttiva. Ritenta Fra, la prossima volta sarai più fortunata!

Sul mio Capodanno 2009 si potrebbe spendere la lunghezza di un trattato, ma mi limiterò a dire che è stato il primo sobrio e felice da quando ho iniziato a trascorrerlo senza la mia famiglia (prima era tutto così semplice: musica, cibo, giochi, brindisi e nanna).
Io e la dolce metà rinchiusi all'Azzurro Scipioni (cinema d'essai) con brindisi vari e rinfresco, a guardare film da mezzanotte alle 8 del mattino. Non sarei stata capace di immaginarlo, un Capodanno più squisitamente nerd e più profondamente piacevole di questo. Ho trovato il pezzetto mancante!

Stanno uscendo tonnellate di film che voglio vedere.
Il 20 gennaio darò il primo di una variabilmente lunga sfilza di esami, che mi terrà impegnata fino alla fine di febbraio.
Il freddo mi è penetrato attraverso i vestiti, depositandosi fin dentro le ossa. Mi ha congelato persino il cervello, un po'. Ma si tiene duro, qui.
Qui si aspetta il tuo ritorno. Perché questa quotidianità è mostruosamente surreale e sospesa e vuota senza di te.